
Nella mattinata di oggi 10 novembre, al termine di complesse e articolate indagini coordinate da questa Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, i Carabinieri dei Comandi provinciali di Reggio Calabria e Vibo Valentia, supportati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice dell indagini preliminari del Tribunale reggino, a carico di 6 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo dei reati di omicidio, illecita detenzione e porto di armi da fuoco, ricettazione, tutti posti in essere avvalendosi delle condizioni previste dall’articolo 416-bis del Codice Penale ed al fine di agevolare l’attività della ‘ndrangheta, ed in particolare della cosca Condello-Chirico di Gallico di Reggio Calabria. Nel medesimo contesto operativo sono state altresì effettuate perquisizioni domiciliari nei confronti degli stessi indagati. In particolare, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto l’applicazione della misura custodiale nei confronti di: Salvatore Callea, nato il 2 luglio 1967; Nicola Figliuzzi, nato l’8 maggio 1990; Filippo Giordano, nato il 1° ottobre 1971; Sergio Iannò, nato il 21 novembre 1972; Cristian Loielo, nato il 24 settembre 1990; Domenico Marcianò, nato il 13 ottobre 1983, ritenuti responsabili dell’omicidio di Giuseppe Canale, avvenuto il 12 agosto del 2011 in un agguato nella frazione di Gallico in Reggio Calabria. Le indagini avviate a seguito dell’omicidio – consistite in intercettazioni, accertamenti tecnico-scientifici e dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia – hanno consentito fin da subito di inquadrare il delitto in un chiaro contesto di criminalità organizzata, pianificato e realizzato in risposta all’omicidio di Domenico Chirico, avvenuto il 20 settembre 2010. Nel dettaglio, gli inquirenti ritengono di aver delineato le responsabilità di Giorano, Marcianò e Iannò, sospettati di appartenenza alla cosca Condello-Chirico quali ideatori, determinatori e mandanti dell’omicidio Canale; Callea, accusato di aver reclutato i sicari assicurando a questi ultimi il necessario supporto logistico, garantendo la fuga a bordo della propria autovettura, ed infine Figliuzzie Loielo, che apparterebbero alla consorteria di ‘ndrangheta delle Preserre vibonesi, in quanto presunti autori materiali dell’agguato.
Il 12 agosto 2011, alle ore 15:00, i Carabinieri di Reggio Calabria hanno rinvenuto, riverso sull’asfalto — in via Anita Garibaldi all’altezza del civico 221/A e 246 di Gallico Superiore — il corpo senza vita di Giuseppe Canale. Dai primi elementi raccolti, i militari dell’Arma hanno constatato che Canale era stato raggiunto da numerosi colpi d’arma da fuoco. Inoltre, sulla base dei primi accertamenti tecnici eseguiti sulla scena del crimine, è stato accertato che l’azione di fuoco — compiuta da due killer armati di pistola, giunti a bordo di uno scooter — aveva avuto inizio in un primo momento in piazza Calvario di Gallico Superiore, dove sono stati esplosi i primi colpi, per poi concludersi in via Anita Garibaldi, luogo in cui veniva rinvenuto il corpo esanime di Canale.
Durante l’azione di fuoco, uno dei proiettili esplosi aveva colpito in maniera accidentale alla coscia destra un passante, rimasto ferito, mentre alcuni fori provocati dai proiettili esplosi dai killer sono stati rinvenuti su un tabellone presente all’esterno di un bar sito proprio all’interno della stessa piazza.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Canale, quindi, sarebbe sfuggito al primo tentativo degli assassini, correndo lungo la via Anita Garibaldi, dove, all’altezza del civico 221/A è stato raggiunto e, nel vano tentativo di sottrarsi all’agguato, avrebbe scaraventato contro i propri inseguitori un contenitore di rifiuti presente ai lati della strada. Tale tentativo, tuttavia, non aveva sortito alcun effetto, giacché i due sicari riuscirono egualmente a raggiungerlo e ad esplodergli contro numerosi colpi di pistola che lo ferirono mortalmente.
Immediatamente, gli investigatori del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria hanno inquadrato la vicenda in uno scontro finalizzato al raggiungimento di nuovi equilibri criminali nella frazione Gallico di Reggio Calabria, area sotto il controllo della cosca Condello.
In particolare, a seguito dell’arresto di Francesco Rodà, ritenuto reggente della locale di Gallico, il processo di ridefinizione degli equilibri interni alla cosca aveva interessato Domenico Chirico, considerato esponente apicale dei Condello, assassinato il 20 settembre del 2010, e lasciava presumere che potesse rientrarvi anche l’omicidio di Giuseppe Canale, scarcerato nel 2008 e considerato elemento di spicco della locale di Gallico.
Peraltro, anche le attività di intercettazione del contesto criminale avvaloravano tale prima ipotesi: numerose conversazioni registrate, infatti, attribuivano inequivocabilmente l’evento ad un regolamento di conti interno alla cosca.
Successivamente, nel consentire la ricostruzione dei gravi fatti di reato inerenti una cruenta faida di ‘ndrangheta consumatasi a cavallo del 2011 e del 2012 nel territorio vibonese, le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia hanno fornito incidentalmente chiari e precisi elementi conoscitivi – non solo tra di loro pienamente convergenti, ma anche assolutamente compatibili con quanto acquisito dai Carabinieri che hanno svolto le iniziali attività di indagine sulla scena del crimine – in ordine all’episodio oggetto dell’odierno provvedimento, sia con riferimento alla fase esecutiva dello stesso, attribuita a Cristian Loielo, Nicola Figliuzzi e Salvatore Callea, sia con riferimento al ruolo di mandante, attribuito a Giordano, Marcianò e Iannò, che per l’esecuzione avrebbero corrisposto a Callea la somma fra i 10 e i 14 mila euro.
In tal senso, seguendo le indicazioni di un collaboratore di giustizia i Carabinieri hanno rinvenuto in Gallico, presso il parco della Mondialità, un revolver Colt, calibro 38 special con matricola obliterata, che — in virtù degli accertamenti esperiti dal Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina — è risultata essere quella utilizzata nell’omicidio Canale. Al termine delle operazioni odierne sono stati rinvenuti un fucile da caccia, 1 pistola calibro 7,62 e oltre duecento munizioni di vario tipo e calibro, oltre a 6 ordigni esplosivi artigianali, tutti posti sotto sequestro.
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