A seguito di indagini patrimoniali – coordinate dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto presso la Dda, Vincenzo Luberto e dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio – la Guardia di Finanza di Crotone ha sottoposto a confisca un patrimonio di circa 2,5 milioni di euro, nei confronti di vari esponenti cosca di ‘ndrangheta della famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto, già oggetto di sequestro anticipato nel dicembre 2016. Le Fiamme Gialle della Compagnia hanno infatti dato esecuzione alla misura di prevenzione sia personale che patrimoniale, emessa dal Tribunale di Crotone – Ufficio Misure di Prevenzione – su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ai sensi della normativa antimafia, di cui al D. Lgs. 159/2011. Tale normativa si applica a quei soggetti ritenuti, sulla base di elementi di fatto, intranei ad associazioni per delinquere di stampo mafioso. In particolare, le indagini patrimoniali sono state espletate nei confronti di: Nicola Arena, di 80 anni, Massimo Arena, di 52 anni, Pasquale Arena, di 50 anni, Salvatore Arena, di 26 anni, Francesco Ponissa, di 57 anni e Luigi Tarasi, di 54 anni, condannati a vario titolo – ad esclusione di Pasquale Arena – per i reati di turbata libertà degli incanti, estorsione, usura, caratterizzati dalla circostanza aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso. A tale importante risultato i finanzieri sono pervenuti ponendo in essere complesse ed articolate indagini di polizia giudiziaria ed economico finanziaria espletate attraverso un capillare controllo economico del territorio, effettuato mediante pedinamenti, osservazioni, nonché accertamenti bancari e l’incrocio delle informazioni acquisite con i dati rilevati dalle banche dati in uso al Corpo della Guardia di Finanza. Nello specifico, l’esecuzione del provvedimento da parte delle Fiamme Gialle calabre ha portato sia all’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, nei confronti dei soggetti in parola, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, sia alla confisca, quale epilogo dell’illecito arricchimento di numerosi beni immobili allocati nelle provincie di Crotone e Pavia, diverse aziende operanti nei settori della coltivazione mista di cereali ed ortaggi e del commercio all’ingrosso di prodotti alimentari e bevande, nonché polizze assicurative.
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