‘Ndrangheta. Operazione “Arma Cunctis”: armi micidiali sequestrate dalla Polizia

“Arma Cunctis” è il nome che gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria e del Commissariato di Siderno hanno dato all’operazione nel corso della quale, durante la notte, nella provincia di Reggio Calabria, sono stati eseguiti numerosi arresti e perquisizioni. L’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha consentito di individuare l’assetto organizzativo e l’operatività di una pericolosa struttura criminale – di cui farebbero parte soggetti, Bruno e Francesco Filippone, ritenuti vicini alla cosca Commisso di Siderno e presunti appartenenti (Domenico e Giuseppe Zucco) alla cosca Cataldo di Locri – che avrebbe gestito nell’area della Locride e in altre parti della provincia di Reggio Calabria un impressionante traffico di armi clandestine. Ricostruiti i ruoli degli indagati all’interno della sospetta compagine criminale (Antonio Lizzi, Giuseppe Arilli e Bruno Filippone al vertice del sodalizio; Maurizio Napoli e Giorgio Timpano in posizione apicale con il ruolo di stabili fornitori; altri indagati in posizione subordinata, in qualità di collaboratori, corrieri, intermediari tra venditori e acquirenti).Nel corso delle attività investigative che hanno portato questa mattina all’esecuzione dell’pperazione “Arma Cunctis”, gli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Siderno hanno sequestrato fucili e pistole con numeri di matricola cancellati. L’inchiesta svela come i soggetti sospettati di essere contigui alla cosca

Commisso, di Siderno,  ed i presunti appartenenti alla cosca Cataldo, di Locri, strutturati in una temibile consorteria criminale, abbiano avuto la capacità, secondo gli inquirenti, di gestire il traffico di centinaia di armi micidiali di ogni genere e calibro, fra cui i famigerati fucili mitragliatori AK 47 Kalashnikov, pistole calibro 9 luger, Walter PPK, calibro 44 magnum. I sodali delle due organizzazioni criminali svelate dalle indagini condotte dalla Polizia di Stato, per comunicare tra loro al telefono avrebbero utilizzato, in molti casi, un linguaggio criptico al fine schermare il vero oggetto delle conversazioni, riferibile ad armi e droga. I poliziotti reggini sono riusciti a decifrare ugualmente i termini convenzionali usati dai sospetti trafficanti, anche attraverso difficili ed estenuanti servizi di osservazione e pedinamento degli indagati che si sono conclusi con il sequestro di armi e l’arresto dei corrieri. Determinanti le intercettazioni telefoniche, ambientali e di video ripresa disposte dalla Direzione distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Gli elementi acquisiti dalle attività di captazione hanno portato alla luce anche un articolato traffico di marijuana e hashish. Contestati anche diversi episodi di coltivazione, in siti impervi, di numerose piantagioni di canapa indiana, di raccolta e lavorazione delle piante, di immissione nei mercati illegali della sostanza stupefacente prodotta in quantità ingenti. Ricostruiti, affermano gli investigatori, la struttura organizzativa e i ruoli ricoperti, all’interno del sodalizio, dai singoli indagati (in posizione verticistica Antonio Lizzi e Bruno Filippone, in posizione subordinata Francesco Catanzariti, Antonio Filippone, Michele e Domenico Romeo). Contestati anche diversi episodi di cessione di sostanza stupefacente. Sequestrati alcuni mezzi utilizzati dai trafficanti nelle attività connesse al traffico di droga.

Contenuti correlati

Commenta per primo

Lascia un commento