‘Ndrangheta, mesi prima di uccidere il tabaccaio gli uomini del clan gli avevano sparato in faccia

L'episodio risale all'8 novembre 2016

L’analisi unitaria degli eventi delittuosi posti in essere in danno del tabaccaio Bruno Ielo, assassinato a Reggio Calabria la sera del 25 maggio del 2017, ha consentito agli investigatori della Sezione Omicidi e della Sezione Contrasto al Crimine Diffuso di fare luce anche sulla rapina dell’8 novembre del 2016, nel corso della quale la vittima era stata gravemente ferita al volto con un colpo di pistola esploso da uno dei due malviventi che avevano fatto irruzione all’interno della sua tabaccheria di Gallico.

La rapina, secondo gli inquirenti, organizzata con finalità intimidatorie da Francesco Polimeni e Francesco Mario Dattilo e Giuseppe Antonio Ciaramita (che, con condotta autonoma, avrebbe sparato in faccia alla vittima per avergli opposto resistenza), sarebbe stata finalizzata a costringere Ielo a chiudere l’attività commerciale per consentire a Polimeni- gestore anch’egli di una vicina tabaccheria – di accaparrarsi i guadagni derivanti dall’acquisizione della clientela della vittima. Gli investigatori hanno studiato le abitudini degli indagati, monitorato le loro condotte, analizzato le peculiari fattezze fisiche e il modus operandi particolarmente irruento e sono riusciti ad individuare elementi in comune alla rapina e all’omicidio, uno dei quali rilevato con avanzate tecnologie di polizia scientifica che hanno consentito di dimostrare come l’arma abbandonata da Dattilo sulla scena del crimine la sera dell’omicidio, fosse dello stesso modello di quella impugnata sempre da lui durante la rapina dell’8 novembre 2016, ovvero una Beretta modello 70 calibro 7.65, tanto da far ritenere che per commettere l’omicidio di Bruno Ielo, Dattola avrebbe utilizzato, con elevata probabilità, la stessa pistola.

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