’Ndrangheta: i dettagli dell’indagine che ha portato all’alba all’arresto di 108 persone

Oggi il ROS e il Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria – con il supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri di Catanzaro, Vibo Valentia, Pescara, Milano, Salerno, Catania, Savona, Bologna, Vicenza, L’Aquila, Ancona, Roma, Cagliari, degli Squadroni Eliportati Cacciatori di Calabria, Puglia e Sicilia, nonché del 8° Nucleo Elicotteri e del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia – hanno dato esecuzione a quattro collegati provvedimenti cautelari emessi dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 108 soggetti (in relazione a 4 dei quali con misura cautelare rinnovata dal GIP del Tribunale di Locri su richiesta della Procura della Repubblica di Locri), indagati, tra gli altri, a vario titolo per associazione di tipo mafioso (imputazione a carico di 5 soggetti), concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti (con l’aggravante della transnazionalità e dell’ingente quantità), produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, detenzione/traffico di armi anche da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, procurata inosservanza di pena, trasferimento fraudolento di valori e altri reati. Sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro preventivo di società commerciali, beni mobili e immobili del valore di circa euro 25 milioni, localizzati in Italia, Portogallo, Germania e Francia.


Nello stesso ambito di indagine, ed a seguito dello stretto coordinamento investigativo con la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, è stata data esecuzione ad una misura cautelare nei confronti di due soggetti minorenni all’epoca dei fatti.
L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, si è sviluppata nell’ambito di due Squadre Investigative Comuni, una intercorsa tra la DDA di Reggio e le Procure tedesche di Monaco I, Coblenza, Saarbrücken e Düsseldorf e l’altra tra la DDA di Reggio Calabria, l’Ufficio del Giudice Istruttore presso il Tribunale di Limburg ed il Procuratore Federale di Bruxelles, che sono state costantemente e per un lungo arco temporale, coordinate da Eurojust.
Eurojust ha assicurato il massimo supporto operativo, attraverso il membro nazionale italiano, Spiezia, grazie ad un costante raccordo operativo con le altre Autorità giudiziarie straniere coinvolte, e, oltre che mediante la costituzione delle squadre investigative istituite nel procedimento penale, anche attraverso numerose riunioni di coordinamento internazionale.
Importantissimo si è rivelato lo strumento delle Squadre Investigative Comuni che ha consentito di svolgere contemporaneamente ed in collegamento le indagini nei vari Paesi, con acquisizione in tempo reale degli elementi indiziari risultanti nelle distinte indagini.
Ed infatti, in contemporanea all’operazione EUREKA – che si caratterizza per la particolare ampiezza dell’azione investigativa e l’intensa cooperazione giudiziaria e di polizia che ha riguardato numerosi Paesi europei ed extraeuropei – le autorità giudiziarie belghe e tedesche hanno in esecuzione rispettivamente 15 e 24 provvedimenti restrittivi, emessi dalle locali autorità, a carico di ulteriori indagati per reati in materia di narcotraffico e riciclaggio.
Nel medesimo ambito, a seguito di convergenze investigative tra l’indagine EUREKA della DDA di Reggio Calabria e altre indagini delle Direzioni Distrettuali Antimafia di Genova e Milano, sempre grazie al coordinamento promosso dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, il ROS di Genova, la DIA di Genova e la Guardia di Finanza di Milano hanno eseguito due ulteriori provvedimenti cautelari emessi rispettivamente dagli Uffici GIP del Tribunale di Genova, per 15 indagati, e del Tribunale di Milano, per 38 indagati.
L’indagine condotta dall’Autorità Giudiziaria reggina è stata avviata nel giugno 2019 a seguito di raccordi tra l’Arma e la Polizia federale belga che stava investigando su alcuni soggetti riferibili alla cosca “Nirta” di San Luca, in provincia di Reggio Calabria, attiva a Genk, in Belgio, dedita, tra l’altro, al narcotraffico internazionale.
Le attività dell’Arma – inizialmente orientate verso la famiglia “Strangio fracascia” di San Luca, riconducibili ai “Nirta” – sono state progressivamente estese a diverse famiglie del medesimo centro aspromontano, interessando anche la locale di ‘ndrangheta di Bianco, nel cui ambito sono stati ricostruiti, secondo gli inquirenti, gli assetti interni, numerose condotte relative ad acquisto di cospicue quantità di cocaina per il mercato locale (non concretizzatesi per mancanza di accordo con i fornitori), di detenzione e porto di armi da guerra, rese clandestine, di reinvestimento di capitali illeciti in attività imprenditoriali – sia in Italia che all’estero – in particolare nei settori della ristorazione, del turismo e immobiliare.
È stato inoltre approfondito il contesto criminale riguardante Rocco Morabito detto “Tamunga”, già latitante di massima pericolosità inserito nel programma speciale di ricerca del Ministero dell’Interno, tratto in arresto dall’Arma in Brasile nel maggio 2021, unitamente a Vincenzo Pasquino, all’epoca latitante per la DDA di Torino. Anche in tale circostanza le investigazioni si sono avvalse di un’ampia collaborazione internazionale, tra gli altri, con la Polizia Federale Brasiliana, FBI, DEA e Interpol.
Nel corso delle indagini finalizzate alla cattura di Morabito e ad accertare nuove organizzazioni dedite al narcotraffico internazionale allo stesso riferibili, è, così, emerso che il gruppo riconducibile, appunto, al latitante Rocco Morabito era attivo, oltre che nel narcotraffico, anche nella compravendita di armi. Le acquisizioni, allo stato degli atti di indagine, e fatte salve le successive valutazioni nel merito, hanno evidenziato che la consorteria aveva offerto un container di armi da guerra, da approvvigionarsi tramite non meglio identificati soggetti pakistani, a un’organizzazione paramilitare brasiliana che, in cambio, avrebbe spedito ingenti quantità di stupefacente presso il porto di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria.
È stata fatta luce, altresì e sempre allo stato degli atti, sul circuito di favoreggiatori che – tra il 2019 e il 2021 – hanno garantito il sostegno logistico ed economico della latitanza di Morabito.
Quanto al traffico internazionale di stupefacenti sarebbe emersa l’operatività di tre associazioni contigue alle maggiori cosche del mandamento jonico reggino, con basi operative in Calabria e ramificazioni in varie regioni italiane e all’estero.
Le tre consorterie, anche in sinergia tra loro, si sarebbero rifornite direttamente da organizzazioni colombiane, ecuadoregne, panamensi e brasiliane, risultando in grado di gestire un canale di importazione del narcotico dal Sud America all’Australia, ove il prezzo di vendita dello stupefacente risulta sensibilmente più alto rispetto al mercato europeo.
Sarebbero stati registrati contatti con esponenti del clan del Golfo, preminente organizzazione paramilitare colombiana impegnata nel narcotraffico internazionale.
Numerosi sarebbero stati gli episodi di importazione via mare censiti (nei porti Gioia Tauro, Anversa e Colon), che hanno permesso di accertare, affermano gli investigatori, che, tra maggio 2020 e gennaio 2022, sarebbero stati movimentati oltre 6.000 chili di cocaina, dei quali più di 3.000 chili oggetto di sequestro: i flussi di denaro riconducibili alle compravendite dello stupefacente sarebbero stati gestiti da organizzazioni composte da soggetti di nazionalità straniere, specializzati nel pick-up money, o da spalloni che avrebbero spostato denaro contante sul territorio europeo. Le movimentazioni di denaro avrebbero interessato Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda.
Sarebbero circa euro 22.3 milioni, le somme spostate con tali modalità, parte dei quali reimpiegati nell’acquisto di auto e beni di lusso, nonché utilizzati per avviare/finanziare attività commerciali in Francia, Portogallo e Germania, ove sarebbero stati anche riciclati sfruttando attività di autolavaggio.

Le attività investigative, coordinate grazie anche alla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e da Eurojust, sono state condotte in cooperazione con diverse polizie estere e supportate dalla DCSA, da Interpol- progetto I-CAN, da Europol, dalla rete @ON e dalla US-DEA.

Gli indagati sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza di condanna divenuta irrevocabile.

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