
Daniela Rabia è una realtà nel panorama calabro. Difficile non averne sentito parlare o non conoscerla. È presente in molti contesti con i suoi scritti e fa ascoltare la sua voce spesso. Questo nuovo romanzo “La stanza del buio” è edito Pellegrini. Ci accenni al testo?
Grazie, sì. Non ne parliamo diffusamente per non togliere al lettore il gusto della scoperta. È una storia d’amore a modo suo. L’amore più grande che possa esserci, quello tra madre e figlio.
Da cosa nasce?
Da un’immagine. Da un’idea, da un’esperienza di vita, la mia. Dal nulla e da tutto. Da me e da fuori di me. Sicuramente dalla mia anima. Io sono convinta che siamo anime che camminano nei corpi e non corpi che ammantino anime. (prosegue dopo la copertina del libro)

La scelta della casa editrice Pellegrini? È la prima volta che pubblichi con questo editore mi pare.
In una tappa cosentina sono andata a cercare la casa editrice Pellegrini. Mi sono innamorata subito di quella enorme scaffalatura piena di libri. Mi sono lasciata incantare dalla cortesia di Marta Pellegrini che ho conosciuto quel giorno stesso e mi ha regalato un libro su Luigi Pellegrini che ho letto al bar la mattina dopo. Poi ho sentito Sara Pellegrini al telefono. Ancora non conosco Walter Pellegrini. Il mio scritto ha avuto un editor formidabile, Lino Palermo. Lo considero un amico perché è diventato subito amico dei miei personaggi e della mia storia. Ho sentito parlare a Mendicino lo scorso anno Antonietta Cozza, bravissima. Insomma li amo tutti, nessuno escluso e spero di conoscerli presto dal vivo.
Anche questa volta girerai per promuoverlo la tua terra di Calabria?
Penso proprio di sì, ma con ritmi lenti. Non voglio affannarmi come in passato. Sono alla mia nona pubblicazione, ho più esperienza e meno tempo. Voglio godermi i momenti con calma senza ansia. Girerò, certo, ma senza privarmi delle mie letture quotidiane e dei miei spazi di vita. Se c’è una cosa che ho capito in undici anni di attività letteraria è che i libri sono vita ma non devono togliere troppo alla vita. Non tutto come ho fatto io in passato, in alcuni periodi. Devo camminare, respirare, vivere. Devo concedermi il tempo che la mia anima mi richiede.
Il testo ha una bella introduzione e una altrettanto interessante prefazione
Sì, è un romanzo che ha la grande fortuna di essere preceduto da due emozionanti prefazioni. Quella di Francesco A. Cuteri archeologo, professore all’Accademia delle belle arti di Catanzaro, direttore del museo di arte contemporanea AM di Bivongi e tanto altro e quella di Alberto Scerbo, professor all’UMG di Catanzaro di filosofia del diritto. Due scritti profondi che introducono magistralmente alla mia storia.
Mi ha colpito il messaggio al lettore nel finale
Hai centrato. Io sono là in quelle pagine. Grazie di tutto.
Allora auguri al nuovo nato e ad maiora.
Semper, grazie, incrocio le dita e vado avanti.