Munizioni disperse al Commissariato di Serra San Bruno: assolti i poliziotti perché il fatto non sussiste

Il Tribunale di Vibo Valentia (Giudice Maccarrone) ha assolto perché il fatto non sussiste l’allora dirigente del Commissariato di Serra San Bruno, Valerio La Pietra e il Sovr. Cosimo Pisani. L’accusa rivolta ai due poliziotti era quella di aver colpevolmente consentito, nell’anno 2021, la dispersione di 1.584 munizioni di vario calibro, che erano state sequestrate in un’armeria di Serra San Bruno (il cui titolare si era costituito parte civile).

L’istruttoria dibattimentale innanzi al Tribunale di Vibo Valentia, tuttavia, non ha consentito di ritenere provata la ricostruzione investigativa, atteso che anche il P.M. d’udienza ha richiesto l’assoluzione degli imputati, ritenendo che non fosse stata raggiunta la prova della colpevolezza degli stessi.

La difesa di parte civile ha chiesto la condanna degli imputati al risarcimento dei danni.

La difesa degli imputati, invece, ha evidenziato l’esistenza di una sentenza del Consiglio di Stato che aveva confermato la legittimità dell’operato degli agenti del Commissariato di Serra San Bruno, stigmatizzando gli errori di calcolo in cui, loro malgrado, erano incorsi gli agenti (non imputati) che avevano proceduto alle operazioni di sequestro.

Il Tribunale di Vibo Valentia ha condiviso tali rilievi assolvendo gli imputati perché il fatto non sussiste.

Tale esito assolutorio fa il paio con l’ordinanza di archiviazione emessa il 27 marzo scorso dal G.I.P. presso il Tribunale di Vibo Valentia sempre a seguito di una denuncia sporta dal titolare dell’armeria contro l’allora dirigente del Commissariato di Serra San Bruno.

“Finisce così – sostengono gli avvocati della difesa – una vicenda processuale che ha visto imputati due stimati poliziotti”.

La parte civile era assistita dall’avvocato Alessandro Carratelli.

Gli imputati (Valerio La Pietra e Cosimo Pisani) erano difesi dagli avvocati Francesco Vinci, Bruno Vallelunga e Francesco Tassone.

In serata, è giunta una replica della famiglia del titolare dell’armeria, secondo la quale “sarebbe opportuno non commentare in quanto la sentenza non è definitiva. Una battaglia vinta non è sintomatica di innocenza. Sarebbe opportuno spiegare dove sono le armi e le munizioni. Comunque bisogna attendere la pronuncia della Corte di Appello e degli altri giudizi”. Viene inoltre specificato che il titolare dell’armeria “è un signore e figlio dell’Arma” e viene contestata la posizione di uno degli avvocati della difesa.

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