Maria Grazia Cucinotta a Soriano Calabro: la stella, la sobrietà e la mancata consegna dell’Eau de ‘Nduja

*di Vittoria Bartone – Cara Maria Grazia, Soriano Calabro ti ha vista… ma dopo. Ieri, mentre a Soriano si respirava ancora l’aria sobria e importante della Festa della Liberazione, come richiesto dai tempi, sei passata a trovarci. Solo che, come spesso accade nei paesi, l’abbiamo saputo dopo: una foto sui social, uno stato WhatsApp, una voce bisbigliata in piazza. Nessun annuncio, nessun venite a salutare, nessuna occasione per preparare una vera accoglienza. Ma a dirla tutta, non è che ci servisse.  

Qui il tappeto rosso, se lo stendiamo, lo stendiamo per noi stessi, con l’orgoglio semplice di chi si sente speciale a prescindere. E prova a darci torto. 

Eppure, se l’avessimo saputo in tempo, ti avremmo accolta a modo nostro.  

Sai, mio padre lavorava alle Poste e se fosse ancora vivo sarebbe ultracentenario, ma questa è un’altra storia. La verità è che se fosse stato ancora in servizio, un postino qualunque lo avrebbe coinvolto e in meno di mezzora ci avrebbe informati tutti.

E noi ti avremmo fatto trovare anche un pensiero: un Eau de ‘Nduja, da spruzzare sui polsi e sul collo. Un profumo forte e inconfondibile e per completare avremmo aggiunto un tocco di mastazzola e magari un bel bouquet di cipolla di Tropea.

La prossima volta, avvisaci!  

Ti promettiamo sobrietà, discrezione e sorrisi, come quelli che abbiamo sfoggiato per il nostro 25 aprile. Non ti assalteremo, al massimo ti offriremo un caffè, due chiacchiere, e magari fingeremo persino di non riconoscerti subito.

Ah, un’ultima cosa, quel cappotto color cammello che indossavi era in perfetta armocromia con i ruderi suggestivi del convento di San Domenico. Alla prossima…

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