Manzini sfida la ‘ndrangheta: “Presente anche a Serra, bisogna parlare per riconoscere e isolare i mafiosi”

“La forza delle parola”come strumento per combattere ogni negatività soverchiante che comprime la libertà e incute timore, riconoscendo che “stare dalla parte giusta deve essere la normalità e non un atto di coraggio”. Il procuratore aggiunto di Cosenza Marisa Manzini ha offerto la sua viva testimonianza con l’obiettivo di “far riflettere su quello che accade su questo territorio” e, al tempo stesso, di diffondere l’idea che “la Calabria non va abbandonata, ma si deve fare di tutto per migliorare la vita di chi rimane”. Nella presentazione del libro “Fai silenzio ca parrasti assai”, promossa nell’ambito delle iniziative del “Serreinfestival”e svoltasi a palazzo Chimirri, il magistrato ha raccontato storie di sofferenza e di cambiamento dimostrando di “non aver paura” e di “voler continuare a fare il mio lavoro con l’entusiasmo di sempre”. Agli studenti dell’Istituto d’Istruzione superiore “Luigi Einaudi”, autori di alcune domande, ha voluto far percepire che la ‘ndrangheta non è un’entità lontana, perché “anche a Serra San Bruno è presente con la famiglia Vallelunga”. Una sottolineatura che non è passata inosservata e che è stata inserita in un discorso centrato sull’esigenza di “parlare per riconoscere i mafiosi e isolarli”. Manzini ha affermato che “il mafioso ha il futuro segnato: o in galera o ammazzato” per poi concentrarsi sul fondamentale ruolo della donna nelle famiglie mafiose che è quello di “trasferire ai figli i disvalori della ‘ndrangheta” e sulla necessità di far prendere coscienza proprio alle donne per scardinare il sistema mafioso. La manifestazione, introdotta dalla presidente del Consiglio comunale Maria Rosaria Franzè, è stata aperta dall’intervento del già deputato Bruno Censore che ha cercato di “accendere la speranza in una realtà con un tessuto sociale debole” in cui “il riscatto deve partire dai cittadini”. “Noi non ci rassegniamo – ha sostenuto Censore – e vogliamo che si affermino i diritti per rafforzare la democrazia e liberare la Calabria e la provincia di Vibo dai tentacoli”. Il vicario dell’Istituto “Luigi Einaudi” Massimo Marzano ha illustrato il compito della famiglia e della scuola nel processo d’istruzione dei ragazzi che “devono essere educati ad essere cittadini attivi”,mentre il consigliere regionale Michele Mirabello ed il sindaco di Serra San Bruno, Luigi Tassone, hanno ribadito che “solo con la sinergia fra cittadini dal rinnovato senso civico, istituzioni e forze dell’ordine si può sconfiggere la mafia”. Per il direttore artistico del “Serreinfestival” la priorità è quella di “portare avanti una battaglia culturale contro questo fenomeno,qualsiasi volto abbia” abbattendo così “un potere economico e politico” che trova nei “legami costruiti sul territorio” le basi per diventare “holding internazionale”. Il prefetto di Vibo Valentia, Giuseppe Gualtieri, ha spiegato che “la democrazia ha un costo anche in termini di percorso” individuando nel malfunzionamento della giustizia civile e nell’incapacità di fare rete i germi della proliferazione della ‘ndrangheta e precisando che “stiamo normalizzando comportamenti che corretti non sono”. Eloquente il messaggio lanciato ai sindaci: “capisco la voglia di fare e voler rispondere alle istanze dei cittadini, ma attenzione: bisogna seguire i percorsi della democrazia e non scorciatoie che portano a dare il cattivo esempio. Una risposta sbagliata – ha concluso – è diseducativa quanto il reato di un mafioso”.

Il procuratore Marisa Manzini a Serra San Bruno

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