Lungomare o Largomare è sempre la sciatteria il marchio di fabbrica dei “Falco boys”

Da personcina educata e a modo qual'è potrebbe illustrare ai suoi amatissimi concittadini il motivo dei ritardi

Era la fine del mese di febbraio, ancora l’ipotesi di essere chiusi in casa per mesi a causa del coronavirus era annoverata nel campo dell’irrealtà, sebbene si sia poi concretizzata da lì ad una decina di giorni. Fatto sta che allora un paio di zelanti omini all’inizio di un’anonima mattinata invernale si impegnavano a delimitare la rotonda sul Lungomare, peggio conosciuta come Rotonda 8 marzo. Lo facevano sistemando la classica rete arancione che interdice l’accesso ad un’area di cantiere.

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Tutto nella norma, peccato che quei “lavori in corso” non siano mai stati tali. Da allora nessun essere umano ha avuto la possibilità di affacciarsi sullo Stretto da quella sporgenza così apprezzata dal popolo reggino. Annunciata in pompa magna, l’opera, ci spiegano i pochi reduci adulatori del sindaco Giuseppe Falcomatà, dovrebbe essere così magnificente da sedurre orde di turisti accorrenti anche da altri pianeti. Un’installazione lucente dello scultore di Edoardo Tresoldi di cui, tuttavia, a distanza di oltre tre mesi, non si è visto nemmeno il più fioco dei bagliori che stordiranno di bellezza pure le forme di vita di altre galassie. Nel frattempo, i reggini, evidentemente non ancora pronti a simili estasi, si dovranno accontentare di prospettive paesaggistiche più umili e prosaiche di quelle proposte, in astratto, dal Primo Cittadino uscente. Dovranno, cioè, limitarsi ad ammirare solo il concentrato di maestosità offerto gratuitamente da Madre Natura: quello Stretto di Messina ogni giorno sotto gli occhi, ma non dalla Rotonda 8 marzo. Che si chiami Lungomare o Largomare, poco cambia: prego ammassarsi un po’ più in là: che sarà mai? Pazienza se nelle città amministrate da uomini e donne normali che conoscono le forme elementari di gestione di una comunità in un arco temporale così lungo avrebbero realizzato l’intero Lungomare. Si sa che la fretta è cattiva consigliera e, vista l’imbarazzante qualità dei consiglieri a lui più vicini , Falcomatà di tutto avrebbe avuto bisogno tranne che di un’altra “cattiva consigliera”, però, da personcina educata e a modo qual’è potrebbe illustrare ai suoi amatissimi concittadini il motivo dei ritardi per i quali, addirittura all’inizio dell’estate, non possono godere di uno sfogo così piacevole: siamo proprio sicuri sicuri che siano state date tutte le autorizzazioni previste dall’iter? Siamo proprio sicuri sicuri che siano stati compiuti con ordine i passi previsti dalle procedure? Siamo proprio sicuri sicuri che, pur in presenza del parere della Sovrintendenza, manchi proprio quello di un funzionario dell’assessorato all’Ambiente? Inverosimile: ritenete possibile che questa Amministrazione comunale la cui azione è improntata all’efficienza ed all’efficacia, dia il via, solo sulla carta peraltro, a lavori per i quali manca la sua stessa concessione? Una barzelletta che farebbe sganasciare dalle risate anche i più scalcinati amministratori del globo, ma, purtroppo per le sorti disgraziate in cui storicamente incappa il reggino, costituisce l’esempio perfetto della negligenza di un bubbone politico-amministrativo da scacciare, al più presto e senza rimpianti, da Palazzo San Giorgio.

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