
La Politica è una cosa seria: dovrebbe essere un dogma, dovrebbe essere una verità acquisita, il solido pilastro su cui poggiare l’intera architettura di una comunità. Ed è gravissimo che, nei fatti, nulla lasci pensare che qualcuno creda davvero alla indiscutibile bontà di questi elementari concetti. Di esempi contrari ne esistono ormai in quantità innumerevole, di un andazzo totalmente divergente le cronache quotidiane sono colme. Ma lanciare l’allarme sulle conseguenze devastanti che scaturiscono, in modo diretto, dalla deriva di incompetenza ed ignoranza dei soggetti che occupano la scena non è mai inutile. Perché, di fronte ad un qualsiasi problema di salute, si pretendono assistenza e cure da parte di professionisti altamente specializzati e, con colpevole sufficienza, nell’agone politico è permesso l’accesso a chiunque? Perché un edificio deve essere costruito da ingegneri qualificati e l’amministrazione della “Cosa pubblica” può, invece, essere affidata a chicchessia? E’ questa leggerezza nella valutazione di coloro che propongono le loro (in)capacità il fluido mortale che, in ogni occasione, iniettiamo nelle vene già sofferenti della democrazia, del nostro futuro, dei nostri stessi interessi. In queste ore, lungo lo Stivale, si ode un’unica infinita risata scatenata dalla visione di un video, disponibile su YouTube che ritrae la delirante performance di Angelo Cofone. L’improvvisato aspirante consigliere comunale di Acri, in provincia di Cosenza, prova, senza successo, a trarre da un foglio alcuni pensieri che toccano la questione legata al collegamento viario con una frazione della popolosa località silana e quella riguardante il sistema della depurazione. Il risultato è disastroso. In una sorta di rivisitazione, purtroppo non relegata ad una entusiasmante, quanto amara, sceneggiatura cinematografica, del più noto Cetto La Qualunque, sprofonda nella lingua italiana, rimanendo impaludato in qualcosa che, ben più grande di lui, lo inchioda al terreno sconnesso della derisione da parte dei presenti al comizio. Commissario locale della Democrazia Cristina, Cofone sostiene, per modo di dire, la candidata Anna Vigliaturo. In un paio di occasioni giustifica gli intoppi e le interruzioni con l’emozione ma, non ce ne voglia, non possono esistere scuse adeguate a minimizzare l’esito deturpante che arriva dalla visione del suo involontario show. Nessuna spiegazione plausibile è concessa anche, e forse soprattutto, a chi si è arrogato il diritto di maltrattare la sacralità di una competizione elettorale proponendo un personaggio che evidentemente ha qualità ben differenti rispetto a quelle necessarie per sedere in una assemblea elettiva. Ed ormai, nessun argomento a discolpa possiamo addurre noi, spettatori passivi dello scempio del bene comune: non è più il tempo di ridere, è l’ora di reclamare serietà ed autorevolezza da coloro che si candidano, a qualsiasi livello, a rappresentare una collettività.
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