
Di difetti, impossibili da far combaciare con le doti necessarie per esercitare il ruolo di amministratori pubblici ne hanno a iosa e lo abbiamo scritto in tutte le salse sin dagli albori del primo mandato, a differenza di chi si persiste a dare del tu alla codardia, ma in merito al passaggio presente della storia della Reggina è, in tutta sincerità, difficile da immaginare, che (escludendo i soggetti affetti da cronica smania di patetico protagonismo) un uomo delle istituzioni si abbandoni all’irresponsabilità.
E, che ci piaccia o no ( e non ci piace, per tanti motivi), Giovanni Latella in questo momento storico riveste il ruolo di consigliere comunale delegato, tra l’altro, a Sport e Impianti Sportivi. Dunque pienamente legittimato; dunque, nel botta e risposta a distanza tra lui, che, quanto meno, di questa comunità è figlio, ed un tizio che si fa chiamare Manuele Ilari, ma del quale non si conoscono direttamente le fattezze e finora espostosi con un dialogo surreale su una radio locale e, prima ancora, con un comunicato da cestinare prima della sua diffusione, non abbiamo dubbi nel ritenere più credibile il primo. Tentando di non infierire sulla rissa, da cui è uscito pesantemente sconfitto, con la lingua italiana, il tale, presentatosi come presidente di non si sa cosa, in sintesi, ha accusato Latella di aver messo il bastone fra le ruote alla magnificenza del progetto portato avanti dal “cinematografaro” . Senza saperlo, sostenendo che il consigliere delegato è attivo nell’interlocuzione con vari imprenditori, gli ha, al contrario, servito un assist di pregevole fattura. In una fase durante la quale all’Amministrazione comunale sono stati contestati debolezza ed immobilismo (reali a causa di alcuni millantatori), e dopo le esperienze distruttive condotte dagli extraterritoriali Luca Gallo e Felice Saladini, sapere che Giovanni Latella si sta preoccupando concretamente della sorte amaranto è, infatti, una notizia da accogliere, quanto meno, con realistica fiducia. Ad essere gravi non sono le mosse, auspicabili, di chi, per status istituzionale, è deputato a rendersene attore protagonista per impedire di disperdere un patrimonio comune e identitario che impoverirebbe ulteriormente una città già in fondo a qualsiasi graduatoria contempli criteri legati alla qualità della vita, del tutto inesistente. Ad essere molesto, invece, è un soggetto che, per quanto possibile comprendere traducendo in italiano le sue parole sconnesse, ad oggi non ha ritenuto necessario seguire canali formali ed ufficiali, gli unici da prendere in considerazione dalle persone serie, quelle per intenderci diverse dalla proprietà proveniente dall’entroterra catanzarese. A differenza di quanto sostenuto nel recentissimo passato da altri colleghi del consigliere Latella, evidentemente meno avvezzi al pragmatismo e meglio adattabili a contesti parolai, un ente locale conserva l’obbligo morale ed istituzionale di chiedere conto della consistenza finanziaria e della reputazione dei potenziali acquirenti del club sportivo maggiormente rappresentativo di un popolo. Ma per questo concetto il tal Ilari, respinto con perdite persino in Serie D, non ha ancora consultato il traduttore in grado di farglielo comprendere nella sua lingua personale.