
Che la dirigente scolastica del Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” abbia smentito la candidatura a sindaco è un’ottima notizia per la città, che già da tempo soffre sulla propria pelle gli effetti derivanti dall’essere amministrata da persone politicamente sprovvedute.
Ciò, tuttavia, nulla sposta circa la gravità dell’episodio a causa del quale la stessa prestigiosa scuola reggina è stata ridotta a palcoscenico di basso livello per regalare visibilità ad uno specifico partito politico, nella fattispecie Forza Italia. Giuseppina Princi sa che il suo nome, nel giochino del totocandidati, viene fatto da mesi, se non altro perché a suo favore può vantare un punto assolutamente peculiare, addirittura unico: essere cugina di Francesco Cannizzaro, il deputato “azzurro” da cui sembra dipendano le sorti future di Reggio Calabria. Già questa, a dire la verità, è una anomalia difficilmente comprensibile: perché mai l’ex assessore di un piccolo Comune aspromontano ed attuale parlamentare eletto nel collegio Palmi-Locri debba avere una così rilevante influenza sulla scelta del candidato a sindaco del centrodestra rimane, infatti, un rebus indecifrabile. Qualcuno potrebbe obiettare che, comunque, si tratta pur sempre del Coordinatore provinciale di Forza Italia, ma a tale considerazione è altrettanto semplice controbattere replicando che stiamo parlando di un partito ormai sfocato anche nei ricordi opachi del suo fondatore Silvio Berlusconi. Della composizione del “tavolo del centrodestra”, però, dovrebbero dar conto gli interlocutori dell’onorevole, evidentemente appagati dal ruolo di comprimari in una sceneggiatura scritta da altri. Torniamo, quindi, al “casus belli”, rappresentato dall’evento allestito in occasione della presentazione delle divise d’ordinanza che gli alunni indosseranno in determinate occasioni. Anche senza mettere il dito nella piaga di una decisione simile, che denota una palese smania di coltivare l’immagine anche quando, come nel caso di una scuola pubblica, ben altre sarebbero le priorità, rimangono senza alcun appiglio le giustificazioni addotte dalla dirigente per replicare alle accuse che le sono state mosse in seguito alla presenza di esponenti di partito alla cerimonia. Oltre al già citato deputato di famiglia, dietro il tavolo della presidenza erano seduti la vice presidente della Camera dei deputati Mara Carfagna, il senatore Marco Siclari, la deputata e Coordinatrice regionale dei “berluscones” Jole Santelli. Faceva tenerezza, in posizione laterale, quasi a margine del banco degli ospiti, Nicola Irto. Parlando con l’AGI, Princi utilizza quest’ultimo come foglia di fico per dimostrare che l’iniziativa non aveva una connotazione politica, ma è fin troppo evidente anche a chi, come lei, sostiene di volersi tenere a distanza dalle beghe di Palazzo, che il presidente del Consiglio regionale era lì in veste istituzionale e non certo in qualità di esponente del Partito Democratico. Addirittura, Mara Carfagna, nelle parole della Princi, giunta in città per ragioni, queste sì, connesse alla sua attività politica, non ha voluto perdere l’occasione di recarsi presso il Liceo Scientifico per osservarne da vicino le eccellenze che lo contraddistinguono. E’ stato, dunque, il caso, e non il cugino, a metterci lo zampino. Rivendicare che non si sia parlato di politica rappresenta, poi, un insulto, alla media intelligenza di ciascuno: di fronte ad un tavolo che più “azzurro” di così non si può, è l’immagine iconica a contare, nient’altro. Potrebbero aver sciolto, nel corso dell’appuntamento, anche i nodi più intricati della fisica quantistica, ma ciò non avrebbe mutato di un millimetro la questione. “Il fatto che l’onorevole Carfagna fosse accompagnata da parlamentari del suo partito -parole di Giuseppina Princi – non è dipeso da me, hanno voluto partecipare e non potevo certo metterli alla porta”. Se anche fosse vero che lei ha “sofferto” la loro invasione, e non abbia, dunque, organizzato l’evento in ogni dettaglio, lasciarli fuori non rientrava nelle sue facoltà, ma rappresentava un suo dovere a cui ha deciso, deliberatamente, di non ubbidire. Quanto, infine, alle accuse rivolte a chi “infanga l’immagine del Liceo” mediante una ingiusta “strumentalizzazione”, non ha bisogno di lanciarle in modo generico: ha la fortuna di conoscere bene nomi e cognomi dei responsabili.
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