L’emergenza Covid-19 sta decimando il lavoro in generale, ma tra i vari settori lavorativi uno dei più penalizzati è sicuramente quello degli spettacoli musicali dal vivo. Sullo stato d’arte della situazione interviene uno degli impresari musicali più noti della Calabria, Massimo Marramao, titolare da oltre trent’anni della storica agenzia “Vip Music spettacoli”.
“La crisi in atto – si legge nella nota del promoter vibonese – che ha investito il settore artistico, comprendente quindi anche la musica e gli spettacoli live, non ha precedenti. Mai come in questo momento noi operatori di questo settore dobbiamo parlare in maniera univoca e con precise richieste nei confronti di chi in questi giorni si sta facendo carico del futuro degli italiani, e dunque anche del nostro. Ad oggi, con una perdita economica valutata in circa 60 milioni di euro (cifra stimata al ribasso) sugli spettacoli dal vivo, la catastrofe risulta evidente a chiunque. Per concerti musicali, teatri ed ogni spazio di forma d’arte in pubblico le decisioni che si assumeranno a breve da parte del Governo, potrebbero avere dei contraccolpi potenzialmente letali per il prosieguo della nostra categoria. Senza contare inoltre le conseguenze che ricadranno non solo sul settore specifico, ma che potrebbero azzerare tutto l’indotto circostante”. Infatti, “per ogni euro generato da uno spettacolo, almeno altri due vengono immessi nel circolo economico dell’indotto che vi ruota intorno. Dunque che ben venga lo stato di crisi da richiedere immediatamente, come categoria, ai vertici del Governo e ai ministri, non essendoci ad oggi nessun altro genere di soluzione all’orizzonte. Questo però, inutile nasconderlo, potrà e dovrà anche essere un momento di crescita per l’intera categoria, dove si spera verranno attuate nuove forme di tutela collettiva”. “Tutto ciò – aggiunge Marramao – in prospettiva futura, alla luce di situazioni che oggi sono risultate inimmaginabili ma che in futuro non ci potrà più trovare così impreparati. Attualmente, purtroppo, nel mondo della musica sono state in concreto già prese decisioni drastiche, in ottemperanza alle giuste direttive governative, rinviando tutto in attesa di prossimi sviluppi ed ulteriori disposizioni per fissare i nuovi calendari artistici. È stato uno spostamento doveroso ma necessario, nel rispetto della tutela della salute pubblica in un momento storico così drammatico. La priorità, sia ben chiaro, anche per noi impresari è sempre stata quella di salvaguardare la salute collettiva in quanto oggettivamente l’alta concentrazione di persone può, come sostenuto dalla scienza, far scambiare questo virus. Certo, a memoria d’uomo, nessuno aveva mai visto nulla di simile, ed è per questo motivo che ormai abbiamo bisogno di risorse integrative urgenti che suppliscano almeno in parte i mancati guadagni che il nostro settore sta già subendo. Da qui, dunque, mi appello a tutti i colleghi per valutare insieme una serie di proposte da sottoporre all’attenzione delle istituzioni, quali ad esempio:
- una modifica dei criteri per i contributi nel biennio 2020/21, i quali per forza di cose non potranno finanziare una programmazione ormai puramente ipotetica per il perdurare dell’emergenza.
- immediato pagamento dei contributi già sta ed assegnati per gli anni passati, oltre che la semplificazione e lo sveltimento delle procedure di assegnazione e pagamento del finanziamenti dal 2020 in poi.
- sostegni mirati alle imprese del settore con relativi investimenti per la ripresa con annesse tutele occupazionali.
- attuare una fondamentale interlocuzione tra Regioni e Governo per il corretto impiego degli interventi finanziari dedicati già stanziati dal Mibact, la cui spesa sarà delegata alle Regioni.
In conclusione, non è superfluo ricordare che il settore della musica e degli spettacoli in genere è un volano importante anche per il turismo, muovendo un’economia di diversi centinaia di milioni di euro. Oggi, purtroppo, l’intero comparto è nelle macerie e si valuta che non potrà tornare a pieno regime prima della fine del 2021, eventualità questa che sarebbe una sicura condanna senza appello per migliaia di operatori e le loro famiglie”.