
Per un momento del loro percorso politico i protagonisti sul palcoscenico, in particolare quelli che hanno annunciato il più grande spettacolo dopo il big bang in quanto portatori di una nuova politica lontana dai tatticismi e dalle bassezze di quella tradizionale, provino a modellare con la coerenza la loro condotta pubblica. Senza quelle ambiguità che hanno reso sempre più divaricata la frattura tra le istanze popolari e gli interessi dei singoli attori istituzionali. Facciano questo tentativo, magari il risultato non li renderà pienamente soddisfatti e continueranno, pertanto, a farsi beffe della credulità popolare, ma almeno potranno giustificare le loro azioni sostenendo di aver desiderato, per un istante della loro parabola, deviare il corso degli eventi sciagurati.
Ragion per cui la durezza immotivata e ben distante dalla razionalità che ha firmato la chiusura netta e polemica del Movimento “Tesoro Calabria” di Carlo Tansi nei confronti di Luigi De Magistris non ha nulla di diverso, nella sostanza, da quanto argomentato dal Commissario regionale del Partito Democratico nei confronti dell’ex Sostituto Procuratore della Repubblica. A tutti è concesso di prendere strade diverse un attimo dopo aver fatto credere il contrario agli interlocutori, ma quando tale diritto è esercitato nella sfera privata, chiusa la botola delle falsità, la si lascia rotolare giù per i pendii della dignità e della coscienza individuale. Al contrario, come nel caso di specie, se gli autori della sceneggiatura hanno, o aspirano ad avere, ruoli pubblici, è buona abitudine comportamentale lasciarsi toccare dalla grazia dell’onestà intellettuale, seppellendo strategie subdole e spregevoli. A maggior ragione quando si fa indigestione quotidiana di deliri linguistici che portano addirittura a lanciare appelli alla “rivoluzione”, alla creazione di “laboratori” politici, alla formazione di “un’onda” talmente dirompente da spezzare una volta per tutte il giogo che storicamente tiene in scacco i calabresi. E, invece, proprio come un Oliverio qualsiasi, Tansi, autoproclamatosi leader di una opposizione civile intransigente al sistema “politico-affaristico-mafioso”, lontana dagli stagni dei partiti, negli ultimi giorni e nelle ultime ore, si è appalesato per quello che è: un ambizioso, quanto velleitario, cacciatore di consensi personalistici e nulla più. Dopo aver ospitato a casa sua, a Montalto Uffugo, nel Cosentino, aveva annunciato coram populo l’esistenza di “margini per procedere lungo binari paralleli in una stessa direzione” con De Magistris. Aveva anche alzato la mira “fino al punto di dire che ci sono le basi per far partire dalla nostra regione una sorta di laboratorio. Una casa comune che, se ne ricorreranno tutte le premesse da me evocate di continuo quale fondamento del buon governo, possa gettare uno sguardo ben oltre i confini territoriali calabresi”, dunque qualcosa che potesse essere preso a modello ed esempio da Nord a Sud rifuggendo come la peste l’abominevole logica della “spartizione delle cariche” e, ça va sans dire, una discussione plebea sul “ruolo del leader”. Guai, quindi, a confondere il messia che libererà il popolo di Calabria con i balordi profittatori succedutisi nel corso dei decenni. Colui che si solleva alto nel cielo della Virtù guarda da lassù le “liturgie della politica-politicante che, come noto, non ci appartengono e – ipse dixit – da cui rifuggiamo”. Ma, al contrario di quanto preconizzato da Francis Fukuyama, che nel 1992 teorizzò la fine della Storia, chi segue le faccende disgraziate della politica praticata dal Pollino allo Stretto sa che la storia, quella minuta che si consuma tra valli e fiumi, tra mari e vette, non ha mai requie e, quand’anche dovesse arrestarsi su un’apparente linea conclusiva, essa si presenterà sempre con colori sfumati, dalle sinuosità inafferrabili. Infatti, proprio quando sembrava che l’intesa Tansi-De Magistris potesse materializzarsi in una sfida aperta unitariamente lanciata dal civismo agli eserciti regolari della partitocrazia, il Movimento “Tesoro Calabria” ha gelato le radici dell’agognato riscatto asserendo con ferma risolutezza che non esistono alternative a Tansi candidato presidente e cogliendo l’occasione per reagire con stizza minacciosa alle mosse dell’attuale sindaco di Napoli, a questo punto rivale con tutti i crismi. Delirando di numeri di liste e consensi straripanti, già prima che sia fischiato l’avvio ufficiale della campagna elettorale per le Regionali, l’ex capo della Protezione civile calabrese ha confermato, mancando della benché minima possibilità di essere competitivo, una inaffidabilità distruttiva ed un egocentrismo equivoco, le degenerazioni tipiche della caricatura calabrese dell’homo politicus.