L’EDITORIALE / Serra. Tassone e le “colpe” di Rosi: basta piagnistei, è ora di guardare avanti

Ok, lo abbiamo capito: l’amministrazione Rosi, per usare un eufemismo, non ha brillato. Anzi, riprendendo un termine che a quanto pare piace a molti, è stata “fallimentare”. Però abbiamo capito anche che il 6 giugno 2016 il popolo serrese ha espresso un giudizio chiaro su quella esperienza e ha indicato una nuova strada scegliendo la lista “La Serra rinasce”. Da quel giorno Luigi Tassone è diventato sindaco. Di tutti. Di chi lo ha votato, di chi non lo ha votato, di chi lo ha votato e si è pentito, di chi non lo ha votato ma ci sta ripensando, di chi non lo voterà mai. Di chi lo adula, di chi lo contesta, di chi mostra indifferenza. Il nuovo primo cittadino ha fatto bene a dire pubblicamente quello che ha trovato: “debiti da saldare”, “debiti fuori bilancio, alcuni forse non riconoscibili”, una mole enorme di “contenzioso”, “rateizzazioni” da porre in essere, un contesto complicato in riferimento ad acqua e rifiuti, una Serra a cui “ridare dignità”. Tuttavia, adesso, ad un anno di distanza non può più guardare al passato e limitarsi ad individuare i responsabili: deve, in nome della continuità amministrativa, accollarsi una situazione “devastante”, assumersi pesanti “responsabilità” e trovare il modo per risolvere i problemi. I cittadini che lo hanno eletto ascoltando il suo programma si aspettano questo. Prima ancora deve prendere contezza del fatto che ora è lui il sindaco di Serra San Bruno e non più un semplice candidato. È giovane, può contare sul sostegno di un parlamentare della Repubblica e di un consigliere regionale (oltre che sulla sua squadra locale), ha esperienza nel mondo politico. Può dunque incanalare notevoli energie verso un cammino di crescita economico-sociale. A patto che non scelga la via del “piangersi addosso” ed arrendersi al cospetto di difficoltà per la verità ragguardevoli, ripiegando sulla più facile strategia del ripetuto e stancante esame degli errori dei predecessori. Non si perda il sindaco nei meandri della burocrazia, non ascolti i cattivi consiglieri, non si faccia soffocare dalle fatiche della quotidianità. Si erga invece a guida, tiri fuori il carattere, pensi ai grandi progetti di cui la “Città” ha bisogno. Risponda colpo su colpo alle critiche facendo valere (se la realtà è quella che espone) le sue ragioni, ma nel contempo avvii un processo di “pacificazione” sociale. A Serra non servono guerre tra fazioni, tra famiglie, tra cittadini; serve condivisione di percorsi per poter valorizzare le eccellenze e diventare competitiva. C’è necessità di meritocrazia, non di “vecchia politica”. È un’impresa epica, ma non ci sono altre soluzioni: o si lavora per la propria terra o si parte.

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