
Ricerca della strada più breve, sostanziale cancellazione dei principi morali, prevalenza delle apparenze, poca voglia di sgobbare. Sta in questi sintomi la decadenza di una terra in cui chi combatte per affermare concretamente un sistema di merito riconosciuto e accettato rimane sempre più solo. Perché al di là delle ipocrite enunciazioni, gli obiettivi di sobillatori e moderni rampanti rimangono principalmente l’arricchimento personale (di denaro, non di valori), l’acquisizione di prestigio, la conquista di posizioni di comando: tutti scopi rigorosamente nascosti che si svelano nella loro virulenza quando il fatto è ormai compiuto. E non sempre l’arma usata per ottenere i personalissimi fini è la prevaricazione. La nuova strategia poggia sulla capacità di affabulare, contorcendo la realtà a seconda degli interessi. Si tratta di “un’arte” sviluppata da chi si lancia in politica, ripresa e rimodulata da (im)prenditori e nuovi “professionisti”. In questo gioco basato sulla fraudolenza vince chi è più invasivo, chi “fa rumore”, chi si specializza nella simulazione. E perde chi scommette sulla competenza e sul lavoro, perché chi sceglie di salire la scala con la propria forza si stanca prima di chi prende l’ascensore. Questo “modello” di sistema, che annulla la qualità e premia l’inganno, si consolida dall’interno (divenendo difficile da abbattere data la compressione delle intelligenze) ma, essendo scarsamente competitivo, viene rigettato dall’esterno. Si riproduce perché proietta immagini e schemi logici deviati ma intriganti. E non sempre c’entra il ritardo economico: spesso è all’interno delle famiglie che vengono trasmesse l’infondata convinzione di una superiorità intellettuale che in realtà non esiste e la presunzione di sapere senza dover imparare. Un semplice dato può far riflettere. I risultati delle prove Invalsi 2017 – cioè i test standardizzati di italiano e matematica che a fine anno sono state svolte dagli alunni di scuola primaria (classi II e V), di secondaria di primo grado (classe III) e di secondo grado (classe II) – parlano chiaro: i risultati migliori si riscontrano al nord, i peggiori in Calabria. Scendendo nei dettagli, il divario (a parte le eccezioni concernenti singole scuole) si allarga con l’aumentare dell’età degli allievi: è come se crescendo i nostri giovani smarrissero se stessi. Insomma, ci si perde per strada. Le “influenze” sono decisive, specie quando i contesti familiari disconoscono la sobrietà. Educare, per chi non ha la cultura del rispetto delle regole, è complicato e faticoso, accondiscendere è più semplice. E, senza tenere la barra dritta, si dimenticano valori, tradizioni, senso di appartenenza. Salvo poi rivendicare la storia calabrese e gridare al complotto quando si viene richiamati alle proprie responsabilità.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.