Le riflessioni di Giacinto Damiani a ridosso dell’anniversario della morte di “Mastro Bruno”

"Mastro Bruno" morì il 6 gennaio 1912

*di Giacinto Damiani – Bruno Alfonso Pelaggi, noto come “Mastro Bruno”, nasce il 15 settembre 1837 a Serra San Bruno e vi muore il 6 gennaio 1912. Per tale anniversario, discepolo riconoscente, così lo ricordo: Gran maestro scalpellino, analfabeta, arguto, eccezionale intelligenza, usa spunti e premesse come pietre d’angolo, eccellente poeta, alfiere della Cultura Universale, precursore del Pragmatismo.

La cultura di Mastro Bruno è quella universale del Dna, priva di nozioni. Pragmatica. Quindi la più idonea e capace di generare unione, meritocrazia, rispetto, riconoscenza (valori indispensabili alla crescita civile, quanto le vocali lo sono per l’alfabeto). Le culture che ne fossero prive adornerebbero solo gente meschina, sostanzialmente incolta, potenzialmente pericolosa. Infatti nessuno, colto, chiede un’equa legge elettorale. E’ la tipica cultura che, salendo, si disfa della scala con la quale è salita. Resta campata in aria con il colto che l’ha sposata. Ne siamo le vittime, è aberrante. Soppressa la Storia dell’arte? Tutti zitti! Ci ispiriamo alla Cambogia di Pol Pot? Caro mastro Bruno, la Befana, giorno 6 gennaio, con la famosa lettera celebra l’anniversario della vostra morte, nel 1956 vi dedicai la poesia “Cronaca sirrisi”, mi scuso se, (male informato), (si disse:”Pelaggi non era analfabeta”), vi abbandonai fino al 2014 anno in cui la Treccani vi consacrava. Nel 1956 ero sedicenne e ignoravo che dal certificato di matrimonio redatto il 30 agosto 1867, stesso giorno delle nozze, custodito presso il Comune di Serra San Bruno, i “colti” avrebbero dovuto prendere e dare atto della storia e del vostro stato di analfabeta da voi stesso dichiarato e confermato 23 anni dopo dalla Gazzetta Ufficiale nel 1890, in barba alla Legge Coppino, (1882) per la quale imparaste a firmare. Dal 2014 fui definito vostro discepolo (aggiungo immodesto) e godo della vostra stima. Quando richiesti, (grazie al nostro patto di venirmi in sogno) i consigli non sono mai mancati. Ma ho ancora bisogno di voi, non so cosa dire ai miei nipoti ai quali ho sempre trasmesso cauto ottimismo, mai detto loro bugie, aspettano da me, come ogni anno nuovo, cosa dirò, i miei consigli, ma rifiuto di trasferire loro ciò che vedo: egemonia di tanta gente bugiarda, inadeguata a risolvere problemi ordinari, che presume di comporre quelli straordinari, assenza di regole, nepotismo, corruzione ovunque, meritocrazia e cultura in esilio, non si contabilizzano gli errori. Inoltre mi chiedo se oggi per contrastare l’egemonia che ha deglutito e digerito (che io ricordi) divisioni, figure e fatti storici, Petrosino, sbarco americano in Sicilia, Giuliano, Cuccia, generali, magistrati, brigatisti, girotondi, donna e mimosa, ritenuta d’acconto, derivati ecc., possono bastare buona fede e telepatia delle sardine o anche loro sono già (inconsapevole?) leva della finanza globale? M’interrompe e mi apostrofa: “Basta! sembri un fiume in piena”. Parla ai tuoi nipoti, del Pragmatismo, incarnato dal progetto Domenico Aspro e dal calendario 2020, spiega loro che fare i furbi è la prerogativa degli imbecilli e che nella vita ad ogni buona iniziativa è indispensabile la pietra d’angolo di cui i punti che seguono sono un esempio parziale, utili, pragmatici.

1-Parliamo o ragioniamo; 2- Siamo per litigare o per intenderci; 3- Da dove partiamo; 4- Vagliamo le cause o gli effetti; 5-La differenza tra ladri; 6- Spariamo nel mucchio, o miriamo inoltre, se si parlasse di politica; 7- Siamo movimento e/o partito; 8-L’informazione è affidabile; 9- ‘Ndrangheta e corruzione sono sintomi o malattie; 10- creiamo morte in culla, …o futuro valido. Non faccio in tempo a ringraziare, una gran pacca di mastro Bruno sulla spalla mi sveglia.

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