Le bizze della Lega e la Giunta in alto mare: la Calabria ha bisogno di azioni, non di propaganda

Sono trascorse 7 settimane dalle elezioni regionali e ancora la Giunta regionale non c’è. In questo arco di tempo, ai già gravi problemi che la Calabria deve affrontare da decenni (mancanza di lavoro, carenze infrastrutturali, emigrazione su tutti) si è aggiunta l’emergenza Coronavirus. Una situazione che richiederebbe organi nel pieno delle loro funzioni, determinazione, unità. E, invece, a queste latitudini la ripartizione delle postazioni ha spesso la priorità sul resto.

In passato, sono stati commessi tanti, troppi errori che non devono essere ripetuti. Ma, talvolta, c’è stata la prova di prontezza di riflessi. Ricordiamo, a titolo di esempio, che il tanto criticato Giuseppe Scopelliti promise di nominare la Giunta entro 48 ore dall’insediamento e così fu (le elezioni si svolsero il 27 e 28 marzo 2010, la Giunta vide la luce il 16 aprile).

Le difficoltà, stavolta, paiono connesse a situazioni interne alla Lega. La governatrice Jole Santelli avrebbe deciso di affidare una postazione per partito, il Carroccio ne pretenderebbe 2 (un Assessorato, che Matteo Salvini in campagna elettorale ha individuato in quello all’Agricoltura, e la Presidenza del Consiglio). Una frangia della Lega sarebbe disposta ad accontentarsi del solo Assessorato, un’altra non è disposta a cedere. Tanto che Santelli avrebbe deciso di passare la palla a Salvini per risolvere la questione. Dopo la nomina di Sergio De Caprio all’Ambiente e di Sandra Savaglio all’Istruzione (scelte effettuate su ferma volontà della presidente), i margini di manovra si sono ridotti. Ma occorre uscirne immediatamente, senza tentennamenti. Perché la Calabria, soprattutto in una fase delicatissima, non può permettersi di perdere tempo per egoismi. Non è il momento delle parole, di quelle ne abbiamo avuta un’overdose fino a qualche settimana fa. Qui servono fatti, azioni, decisioni, non propaganda. Il Consiglio regionale dovrebbe riunirsi fra 2 giorni, salvo un nuovo rinvio. Inutile dire che anche questo passaggio, nonostante la scusante della lunghezza delle operazioni che hanno portato all’assegnazione dei seggi (salvo ricorsi), avrebbe dovuto avere luogo prima.

Non tiene la considerazione di chi sostiene che nel mezzo dell’emergenza sanitaria non si devono fare polemiche. Semplicemente perché queste non sono polemiche, sono constatazioni. C’è una classe dirigente che deve decidere ed agire: è pagata (profumatamente) per questo.

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