L’avvocato Oreste Romeo “legge” il voto: “Reggio può compiere una scelta capace di produrre effetti positivi a livello nazionale”

*di Oreste Romeo, Avvocato – Ancora una volta, la città di Reggio si trova davanti alla possibilità, allo stato solo teorica, di operare una scelta destinata a produrre effetti positivi sul livello nazionale.


Abbiamo subito il pianificato annientamento di una classe dirigente dotata di una prospettiva moderna ed al tempo stesso ancorata ad una civiltà plurimillenaria, ed il risultato è stato quello di una città depredata e desertificata dal niente ascrivibile ad un ceto politico improvvisato quanto famelico; dal furore mediatico di certa “Informazione” orientata a senso unico dalla legge del baratto e dalla ricerca monomaniacale di visibilità; dall’inconcepibile mano di vernice passata su Istituzioni ben presto scoperte più che attive nell’agone politico alla ricerca di efficaci sponsorizzazioni carrieristiche; dall’ipocrita disimpegno, in egual misura, degli intellettuali e del mondo delle professioni, rispetto al progressivo declino sociale, economico e culturale cui la città è stata condannata da un decennio di devastazioni compiute senza che gli esponenti tutti della lobby del Viminale spediti sul territorio abbiano mai avuto nulla da obiettare.
Adesso, si è presentata un’altra occasione per mandare definitivamente in archivio una stagione amministrativa horribilis, cui hanno contribuito in modo determinante anche l’ignavia e la connivenza di chi istituzionalmente aveva l’obbligo di ribellarsi ed invece ha taciuto, preferendo sottomettersi al più volgare e dilagante consociativismo perpetrato sulla pelle della città.
Sin qui, la storia, sulla quale è doveroso che venga assicurato pieno ed effettivo seguito alla legittima istanza formulata ieri da Demetrio Arena e che dovrebbe costituire il patrimonio genetico di chiunque decidesse in futuro di mettersi al servizio della città.
In prospettiva, non ci si può nascondere che l’attuale scenario politico di Reggio è sconfortante.
Non esiste, e non è percepita come valida ed affidabile, l’alternativa al cosiddetto nulla fortemente intriso di niente che ci ha pilotati verso il disastro.
Soprattutto, il netto successo elettorale di FdI a Reggio non deve alimentare equivoci né trarre in inganno, trattandosi del risultato di un voto di opinione espresso a favore della sola leader che guiderà l’Italia, non dell’effetto di un’azione politica svolta dai dirigenti di quel partito sul territorio, sui quali, come è noto, si è più volte abbattuta la scure revanchista catanzarese costringendoli al silenzio ed alla rassegnazione.
Il voto politico ha anche lanciato un segnale dal significato molto preciso sul versante forzista: i numeri non equivalgono a coalizione, al pari della ossessiva ricerca, in solitudine, di un primato effimero e fine a sé stesso.
Del resto, il dramma che ha giustamente falcidiato l’arroganza e la supponenza dei leghisti in riva allo Stretto, nonostante la classica botta di culo dei singoli, è sotto gli occhi di tutti.
E la stessa, dimenticata regola federativa dovrà scoraggiare anche le inevitabili e scontate candidature dettate da ansie narcisistiche che hanno già contribuito due anni fa alla rielezione di un Sindaco che si era già messo le spalle al sicuro a Milano.
Se davvero a Reggio si riuscirà a lavorare nell’interesse della città, legittimando e coinvolgendo ogni componente autenticamente orientata a ricostruire sulle macerie, saranno gettate le basi di una Comunità degna di tale nome.
Sarebbe un segnale del quale potrebbe beneficiare il livello nazionale, visto il clima da separati in casa che nella coalizione di Centrodestra persiste dalla sciagurata rielezione del Presidente della Repubblica.
Atmosfera che le urne liberatorie del 25 settembre hanno ulteriormente appesantito

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