
Cara Reggio, sono una giovane donna reggina che scrive avvilita dalla
situazione, insostenibile, del lavoro nel Terzo Settore.
Lavoro nel sociale, per una cooperativa che gestisce un servizio comunale, un centro diurno per bambini e ragazzi che hanno bisogno di crescere con
delle regole, di essere guidati, di essere educati e di essere accompagnati e supportati nelle attività scolastiche. Bambini e ragazzi che spesso non hanno figure di riferimento, abbandonati a loro stessi, al vandalismo, alla
discriminazione e, ahimè, alla criminalità. Perché, anche se forse non li
conosci, a Reggio Calabria ci sono anche loro. In quanto educatrice, porto avanti la mia professione ed il mio lavoro guidata dallʼamore che provo per
quello che faccio e per quello che posso dare. Guidata dallʼaffetto e dalla stima dei bambini, dei miei colleghi e di tutte le persone che lavorano con me. Da tempo, però, ormai la situazione è diventata insostenibile. Mi riferisco a 8 mesi di stipendi non retribuiti, di stipendi sudati e lavorati che ci servono per mandare avanti le nostre famiglie, o poterle creare,
e anche, infine, per dare una piccola motivazione per continuare a fare questo prezioso lavoro, per continuare a dare il nostro sostegno a chi usufruisce di questi servizi: i bambini. Sono una giovane donna, ormai
scoraggiata da quello che tu, mia cara città, non mi dai, sia a livello professionale, che umano. Reggio Calabria, stai toccando il fondo in tutti i sensi e noi giovani siamo costretti ad andare via. Siamo costretti ad andare via perché al Comune, chiedendo a che punto sono i pagamenti, nessuno, in
nessun settore (sociale – Ragioneria), sa dirti dove sono questi soldi e se mai ti verranno retribuiti con regolarità. Siamo costretti ad andare via perché il
bene e l’amore rivolto ai bambini, tuoi figli, cara Reggio, non è gradito e ricompensato. Siamo costretti ad andare via perché nelle realtà settentrionali gli educatori percepiscono il loro meritato stipendio a norma di legge, mensilmente (!). Non un mese sì e 8 mesi no. Ma tu, evidentemente, non puoi fare nulla. Serve solo una valigia per scappare e salvarsi.
Lettera firmata