
Si è impantanato nelle contraddizioni che da qualche anno attanagliano il quadro politico serrese il percorso che doveva portare alla (ri)costituzione del centrodestra su base locale. La proposta della Lega è stata subito accolta dal nascente gruppo di Coraggio Italia che, a sua volta, ha invitato ciò che dovrebbe costituire il resto della coalizione ad una pronta adesione. Ma qui il cammino si è interrotto: chi doveva rispondere era solo Forza Italia, visto che di Fratelli d’Italia per adesso non c’è traccia, ma fra gli azzurri nessuno ha fiatato.
Gli esponenti berlusconiani si dividono, infatti, in almeno due tronconi contrapposti: il primo è quello formato dai due assessori Carmine Franzè e Raffaela Ariganello, il secondo è quello che poggia sulle forze dei gruppi vicini all’ex sindaco Bruno Rosi e al già vicesindaco Walter Lagrotteria. Assi che su Serra San Bruno viaggiano su binari nettamente differenti in quanto appartenenti l’uno alla maggioranza e l’altro all’opposizione. Era abbastanza scontato che i due componenti dell’Esecutivo rispondessero picche considerato che sono parte integrante del movimento civico “Liberamente”; era invece ipotizzabile una favorevole presa di posizione dagli esponenti forzisti di “Per Serra insieme” (e questo fa supporre un raffreddamento dei rapporti con Coraggio Italia). Inoltre, al momento – stante questa situazione – nessuno è titolato a parlare a nome del partito. Per questioni di equilibrio (e anche per non inficiare l’apporto in termini di voti alle elezioni di livello superiore), il leader Giuseppe Mangialavori non interviene, almeno pubblicamente, e questo limbo in cui versa Forza Italia di fatto ostacola ogni discorso.
Non sarebbe uno scandalo se sui territori si lasciasse libertà di gestione politica (quindi autonome decisioni in termini di alleanze per le amministrative), non sarebbe sbagliato nemmeno dare specifiche indicazioni in merito all’inserimento nella naturale coalizione. Invece prevale il silenzio: la linea non corrisponde né alla prima opzione né alla seconda. Ciò che fa riflettere è che gli “ordini” venivano trasmessi in modo perentorio – additando incoerenze su alleanze fra movimenti appartenenti a differenti schieramenti nazionali – quando sul territorio esistevano gruppi storici (seppur in disfacimento) a cui assestare il colpo finale, mentre adesso questioni di opportunità politica facilitano condotte meno inquadrate negli schemi tradizionali. A scanso di equivoci, va detto che ciò non è certo dovuto a quanto succede a Roma, dove da diversi anni centrodestra e centrosinistra convivono nei governi.
Altro aspetto da rilevare è che la proposta di ricomporre il centrodestra si traduce nei fatti in un chiaro tentativo di logoramento tanto di “Liberamente” quanto di “Uniti per Serra” e quindi fa dedurre che la Lega – alla luce degli esiti delle elezioni regionali – si sia allontanata dall’attuale maggioranza comunale, forse anche applicando soluzioni proposte a Catanzaro. La situazione dunque appare in evoluzione e fare previsioni appare un esercizio intellettuale alquanto azzardato.