La parabola discendente del Comitato “Trasversale delle Serre” tra aspettative deluse e contraddizioni

Escano allo scoperto gli eventuali dissidenti e si ribellino

Trasversale delle Serre: lo svincolo di Torre di Ruggiero

Meritano considerazione le parole accorate messe nero su bianco su Facebook da Fioravante Schiavello che, a sua volta, aveva ripreso una serie di riflessioni, trasudanti autenticità, pubblicate sullo stesso social network dal fratello Ferruccio.

Meritano di essere riprese, perché è uno dei pochissimi casi in cui cittadini, coinvolti in una battaglia sacrosanta, si ribellano alla strumentalizzazione e, con decisione, pretendono il rispetto dei patti originari. Non si può dire sia capitato lo stesso, anche nelle Serre, in altri casi, con altri Comitati, indignati ad intermittenza. Non sta succedendo, per qualcuno dei più autorevoli membri del Comitato “Trasversale delle Serre-50 anni di sviluppo negato”, istituzionalizzatosi psicologicamente prima ancora che politicamente. Emette, infatti, un suono stridulo il cambio di passo impresso al modus operandi di persone, battagliere e con il martello censorio prima, “costrette” ai passi felpati poi. Ma qualcuno, leggi i protagonisti di cui sopra, non ci sta e legittimamente richiede un chiarimento affinché la “corsa” cui erano abituati non si interrompa, peraltro per responsabilità di chi ora trova molto più comodo “passeggiare”. La metamorfosi in cui, scientemente, è rimasto impigliato, il Comitato, può essere negata solo da coloro che ne traggono vantaggio. E’ talmente palese che chiunque altro, sia esso all’interno o un osservatore esterno, non può non vederla, “sentirla” e, di conseguenza, non può non parlarne, con i toni schietti scelti dai fratelli Schiavello. Senza voler personalizzare, tuttavia, perché è auspicabile che la delusione di cui scrivono sia comune a tutti coloro i quali non sono entrati nella “stanza dei bottoni”. A tutti gli spiriti sinceri che hanno creduto, e credono tuttora, sia possibile spingere unitariamente verso un obiettivo comune: quello di mettere fine ad uno scandalo durato, fin qui, mezzo secolo. Un caso esemplare di pessima politica, certo, ma anche di pessima opinione pubblica, perché sono stati, e sono, pochi, pochissimi, i cittadini consapevoli dei loro diritti ed ancora meno coloro che canalizzano nella maniera opportuna le loro rimostranze. La maggior parte è convinta sia sufficiente sbraitare: al bar (un tempo), su Facebook (oggi). Di quella sparuta minoranza conscia delle proprie prerogative fanno parte i “sinceri” fondatori del Comitato nato per dare una speranza, con ogni probabilità l’ultima, di sviluppo ad una terra, quella delle Serre, sempre più ai margini del mondo contemporaneo. I tanti esponenti del Movimento 5 Stelle che, per la prima volta, sono entrati, nel Palazzo, adesso toccano con mano quanti oceani di differenza esistano tra la rabbia sterile urlata sguaiatamente ed i vincoli imposti dalla realtà. Non vale per tutti, certo, ma presto varrà anche per quelli, e sono ancora in numero eccessivo rispetto alla soglia di tolleranza democratica, che ancora vivono nella bolla della eterna campagna elettorale, quella popolata di sciocchezze un tanto al chilo, da vendere agli sprovveduti. La forza di un’organizzazione civica che si dedica ad una missione specifica, in omaggio al mai troppo lodato principio della cittadinanza attiva, è quello di essere totalmente estranea alle dinamiche politiche ed agli interessi di una parte. Quando si perde questo prerequisito dirimente, un Comitato, per definizione, non esiste più e non può esistere più perché è inevitabile che gli interessi ed i tempi di reazione (chiamiamoli così) di chi ha fatto ingresso nelle istituzioni non possono più essere quelli dei cittadini animati dall’unico desiderio di conquistare un traguardo per decenni visto come una chimera. Un vessillo sdrucito agitato da politici spregiudicati che approfittavano dell’ingenuità collettiva. Le elezioni del 4 marzo, però, hanno ribaltato il tavolo e gli accesi contestatori di ieri hanno indossato i panni dei pompieri con i quali si lasciano immortalare, proprio come chi li ha preceduti, davanti a presunti trofei di cui menare vanto. Quel che, tuttavia, rimane ignoto (e bene ha fatto a tal proposito Fioravante Schiavello a chiedere una riunione urgente) è cosa spinga altri ad assecondare le posizioni di vertici che, da civici che erano, si sono tramutati in politici. Come fanno ad accettare una situazione che ha fatto perdere al Comitato credibilità ed autorevolezza? Escano allo scoperto gli eventuali dissidenti e si ribellino: se così non fosse, il Comitato “Trasversale delle Serre-50 anni di sviluppo negato” sarebbe seppellito dall’inerzia e dovrebbe essere considerato, dalla stampa prima di tutto, per quello che è: un gruppo politico che persegue interessi partigiani, nulla di più.

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