La nuova strutturazione della rete ospedaliera ed i rischi per il “San Bruno”: Schiavello invita a “ribellarsi”

di Fioravante Schiavello* – Il 12 luglio scorso è stata presentata dal Commissario alla sanità della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, e dal suo staff, la nuova strutturazione della rete ospedaliera regionale. Apparentemente, rispetto alla precedente organizzazione, non sembrano esserci grandi novità; vengono confermati i tre ospedali hub – Dea di secondo livello, 8 spoke-Dea di primo livello, 5 ospedali generali con pronto soccorso, 5 ospedali di zona disagiata e due stabilimenti di azienda di riferimento. Nel dettaglio Hub-Dea di secondo livello sono la Dulbecco di Catanzaro, Annunziata di Cosenza e Gom di Reggio Calabria. Gli spoke-Dea primo livello sono Castrovillari, Rossano Corigliano, Cetraro – Paola, Crotone, Lamezia Terme, Vibo Valentia, Polistena, Locri. Ospedali generali con pronto soccorso sono Praia a Mare, Soverato, Tropea, Gioia Tauro, Melito Porto Salvo. Ospedale di zona disagiata (Pszd) sono Trebisacce, Cariati, San Giovanni in Fiore, Soveria Mannelli, Serra San Bruno. E veniamo a quello che di più ci interessa: l’ospedale “San Bruno” viene confermato ospedale di Zona disagiata. Questo tipo di ospedale si caratterizza per il fatto di fornire una assistenza di medio/bassa complessità, per lo più di disciplina medica (Medicina generale, Lungodegenza, Recupero e Riabilitazione funzionale, Geriatria ecc.), mentre le discipline chirurgiche sono confinate al solo day surgery o, al massimo, al week surgery che risolve problemi di carattere chirurgico in un massimo di cinque giorni, appoggiandosi, tra l’altro, per la degenza nei reparti di area medica. A questo punto iniziano però gli interrogativi: Ospedale di montagna o di zona disagiata? Ma siamo sicuri che corrisponda ad un ospedale in senso tecnico/sanitario? Cosa caratterizza un ospedale? Perché questa tipologia di organizzazione deve essere accettata dalle popolazioni del comprensorio delle Serre che, si badi bene, si estende oltre i confini della provincia di Vibo Valentia, entrando in quella di Catanzaro (Torre di Ruggiero, Cardinale, Chiaravalle) e lambendo quella di Reggio Calabria (Nardodipace, Dinami e frazioni)? Per una popolazione che tocca quasi 50.000 residenti? E poi, cosa vuol dire PSZD? E i laboratori di Analisi e la Radiologia saranno servizi per prestazioni esterne o si limiteranno agli interni con i kit per le analisi e alla trasmissione delle immagini per la Radiologia? E poi, da quanto si legge nel decreto del Commissario ad acta n. 198 del 12 luglio scorso sembra che si ritorni alla decisione pre decreto n. 64/2016 con la volontà, una volta costruito l’ospedale di Vibo Valentia, di allocare tutti i posti letto in quella struttura. Quindi l’ospedale “San Bruno” resterà casa della Comunità così come già deciso e programmato. Non solo, per quanto riguarda l’emergenza urgenza aver classificato il presidio come PSZD, ovverosia Pronto Soccorso di Zona Disagiata, non promette niente di buono in quanto, molto probabilmente, sarà equiparato ad un punto di primo intervento H12. Questo vasto territorio montano e premontano sarà penalizzato oltre ogni immaginazione rimanendo di fatto senza assistenza e senza possibilità di interventi di carattere urgente, soprattutto nelle ore notturne. Credo sia un buon motivo affinché i primi cittadini, messe da parte le appartenenze e il pressappochismo che li contraddistingue, chiamino a raccolta i propri cittadini e li guidino in una lotta dura e senza sosta, perché l’unica cosa che resta da fare ai cittadini di questa terra è ribellarsi.

*Presidente Comitato “Trasversale delle Serre – 50 anni di sviluppo negato”

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