
La rilevanza storico-artistica e sociale del busto di San Bruno è stata ribadita nel corso di un incontro informativo che ha avuto luogo nella sala conferenze del Museo della Certosa. L’iniziativa è stata improntata sugli studi e sulle conoscenze di esperti che hanno rimarcato il valore assoluto di un’opera che, per come precisato nell’introduzione del padre priore dom Ignazio Iannizzotto, traduce il legame tra la gente ed una figura affascinante non solo per la sua spiritualità e che ha consentito di “storicizzare l’aspetto antropologico”.
Lo storico Tonino Ceravolo ha preliminarmente distinto tra le certezze della memoria storica della sepoltura di San Bruno e i dubbi sulla memoria delle reliquie. La prima, avvenuta il 6 ottobre 1101, è infatti attestata da tre documenti: la Professione di fede, i Titoli funebri e la Cronaca magister.
Molto probabile, secondo Ceravolo, è la prima sepoltura di San Bruno presso il dormitorio, mentre i successivi spostamenti (nella chiesa di Santa Maria del Bosco e poi nella Certosa di Santo Stefano) sono coperti da un alone di perplessità – non solo nelle date – tanto che esistono almeno tre versioni distinte.
Ceravolo, dopo aver ribadito che la calotta cranica inserita nel reliquiario giunto a Serra nel 1516 è stata separata dalle altre reliquie corporali disperse presso altre Certose (una parte è conservata nella teca sopra l’Altare del monastero serrese), ha specificato che “con i cistercensi, la memoria di San Bruno in Calabria ha subito un’erosione”. Il professor Domenico Pisani ha invece analizzato l’aspetto artistico affermando che il busto di San Bruno, oltre che “oggetto di orificeria tra i più importanti della Calabria, è una scultura vera e propria”. In particolare, ha sottolineato le assonanze con i lavori di Antonello da Messina e Francesco Laurana deducendo che è presumibilmente il frutto dell’impegno di loro successori artistici. Pisani, che ha rivisto nell’opera il riflesso del ritratto fisionomico e della tecnica dell’introspezione, ha proposto una serie di confronti auspicando ulteriori approfondimenti. Non secondario, inoltre, il complicato sistema di riapertura del busto, che potrebbe dare indizi sulla vicenda del rientro delle reliquie a Serra, concretizzatosi a seguito delle vibranti proteste popolari scaturite dal trasferimento delle ossa nella Certosa di San Martino. A margine dell’incontro è emerso che le preziose pietre della collana sono di origine colombiana e che è ipotizzabile una caduta del busto in passato che ha portato all’appiattimento della fronte e a saldature sul naso.



