La malmessa Giunta Falcomatà fa acqua da tutte le parti: tranne che dai rubinetti

Una delle copiose perdite d'acqua ad Arghillà, zona nord della città

E’ un compito particolarmente arduo: continuare a trovare le parole, peraltro nessuna adeguata a rendere davvero l’idea dello sdegno nei confronti di ogni singolo responsabile, per descrivere l’immonda gestione dell’emergenza idrica in gran parte della città di Reggio Calabria. L’unica spiegazione plausibile è che, in un impeto di coerenza con l’assenza dell’acqua per un’ampia fetta della giornata, perdurante ormai dal 23 gennaio, il Comune di Reggio Calabria e Sorical abbiano deciso di fornire informazioni in merito adottando il criterio della proporzionalità: con il contagocce. Dal pomeriggio di ieri, venerdì, a Tremulini e in diverse altre zone i rubinetti sono a secco. Un dramma reso ancor più insostenibile dalle alte temperature che, nei giorni d’ingresso nel torrido pozzo infernale della stagione estiva, si sono abbattute sulla città. Ma l’incommestibile ciliegina sulla stomachevole torta preparata da Palazzo San Giorgio e dalla Società di gestione delle risorse idriche è l’immorale disprezzo nei confronti della cittadinanza non considerata degna di essere informata in tempo reale sullo stato dell’arte. E non si azzardi nessuno, tra pagliacci di corte e mentitori professionali, a nascondersi vigliaccamente dietro l’alibi dell’impossibilità di conoscere quando un guasto piomba sulla insopportabile quotidianità dei reggini. Se anche fosse accettabile simile patetica giustificazione, come giustificare il mutismo nelle interminabili ore successive? Interrotta solo un paio d’ore addietro da una nota che annuncia l’ovvio. Una fuga dalle responsabilità ancor più ignobile perché da sei mesi le pessime condizioni in cui versa un tratto della condotta adiacente il costruendo Palazzo di Giustizia impongono a decine di migliaia di contribuenti un ritorno alle barbare origini della civiltà. A questo proposito, è esilarante la risposta fornita dal sindaco su Facebook a chi, legittimamente, ha rivendicato un diritto elementare come quello derivante da un regolare godimento del servizio idrico. Dimentico delle abissali differenze che passano tra un ruolo di rappresentanza e quello di libero cittadino, ha attaccato (male) per difendersi (peggio) si è lanciato, tanto per cambiare nella sua frequente attività di scaricabarile, questa volta addossando le responsabilità a Sorical. Non un comportamento nuovo, tutt’altro: ha definito la ripavimentazione del Corso Garibaldi un'”arlecchinata” (colpa non sua); la sostanziale chiusura dell’Aeroporto dello Stretto, terminati gli ultimi bagliori prodotti dai fuochi d’artificio verbali esplosi dopo le rassicurazioni elargite dal Governo “amico”, è dovuta a chiunque salvo che agli inquilini di Palazzo San Giorgio (classico esempio di rivendicazione di meriti inesistenti ed allontanamento codardo nei momenti di difficoltà); il declassamento dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati? Altra decisione che passa sopra le teste (poco pensanti) che affollano inutilmente il Municipio; i residenti in Via Cappuccinelli sono sul piede di guerra perché temono l’arrivo di un centinaio di immigrati da ospitare nello stabile un tempo occupato dal distaccamento del Liceo Scientifico? Scelta della Prefettura. L’elenco potrebbe continuare all’infinito, la sostanza non cambia: indipendentemente dalle procedure formali, Giuseppe Falcomatà (dimettendosi, nei fatti, da se stesso), a distanza di oltre due anni e mezzo dall’insediamento, non è ancora riuscito a calarsi nei panni di Primo Cittadino. Di colui, cioè, che detiene il dovere istituzionale di difendere, con le unghie e con i denti, gli interessi della comunità che rappresenta. Nell’attesa che capisca quali siano gli obblighi derivanti dalla carica che occupa, trovi il tempo per andare nella zona di Arghillà: lì, di acqua ne troverà a fiumi, peccato che, a causa di uno degli innumerevoli guasti, scorra lungo le strade e non dai rubinetti.

Contenuti correlati

Commenta per primo

Lascia un commento