La guerra, l’articolo 11 della Costituzione e le ipocrisie del Sistema

* di Michele Furci – Ma la sovranità, in una democrazia politica che vanta la più bella Costituzione del mondo, appartiene ancora al Popolo? Teoricamente sì, ma concretamente no. E giacché la stragrande maggioranza del popolo italiano vuole la pace e nessuna forza politica che siede in Parlamento ha avuto alcun tipo di mandato in merito, la domanda se la sovranità appartiene ancora al popolo non può essere per nulla retorica. Ricorda qualcuno di aver dato con il proprio voto un pur minimo assenso alla possibile fornitura delle armi, per gestire qualsivoglia conflitto armato?

Il popolo vero, quello in carne e ossa, è in linea al contrario con il rispetto integrale dell’articolo 11 della Costituzione che, senza lasciare margine di interpretazione diversa, afferma perentorio: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

La si può leggere come si vuole, ma l’affermazione rafforzativa che prosegue dopo aver sancito che “L’Italia ripudia la guerra” sostiene anche che ripudia lo strumento del conflitto armato “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Tale formulazione perciò impedisce chiaramente qualunque atto che consenta la risoluzione dei conflitti o controversie internazionali con azioni che contemplano l’uso delle armi. L’Italia nel ripudiare la guerra offensiva, rifiuta e ripudia con l’espressione rafforzativa anche il mezzo della guerra in sé come strumento di difesa, dal momento che il dettato costituzionale non solo non ne fa cenno, ma aggiunge poi di consentire “limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Va da sé che la fornitura delle armi militari non è configurabile come “un ordinamento che assicuri la pace”, bensì al contrario favorisce e prolunga soltanto la guerra!

Tuttavia dobbiamo amaramente constatare che quando la totalità degli organi di uno Stato, compresi quelli di garanzia, cui si aggiungono le forze politiche e sindacali, quelle religiose italiane e i mezzi di comunicazione, in particolare le Tv, suonano la stessa musica seppure con qualche distinguo, allora in realtà la Democrazia Politica entra in una sorta di vaghezza giacché qualche cosa si è inceppato!

La storia ci insegna che un popolo ignaro di ciò che nei veri centri di potere si sta pianificando, senza che il suo Parlamento abbia modo di chiarire ciò che sta per accadere, è sicuramente destinato a soccombere e subire tutte le conseguenze dell’emergenza che lor signori riverseranno per intero sulle attività concrete dell’umana gente. Ognuno, volente o nolente, ne pagherà le conseguenze poiché non ci sarà possibilità di scampo!

Per fortuna che ancora è possibile l’individuale sfogo verbale sui social: ma senza organizzazioni politiche e sindacali in grado di organizzare la volontà delle comunità popolari, tutto sarà vano!

L’insieme delle rappresentanze sociali, decidendo già dal primo giorno di schierarsi con una parte che vuole soltanto continuare il conflitto, in realtà è già entrato culturalmente in una guerra devastante, perché tutte le guerre di per sé sono devastanti. E poiché chiunque abbia il coraggio di ricordare il dettato dell’articolo 11 della Costituzione non già come questione di ordine meramente giuridico, bensì morale ed etico, viene bollato come avversario e da condannare o isolare senza giustificazione alcuna, poiché secondo la vulgata è da catalogare al servizio della parte avversa, il popolo purtroppo inevitabilmente soccomberà. Poi, magari a guerra finita, i sopravvissuti innalzeranno monumenti di gloria ai vincitori e vilipenderanno i perdenti anche se in precedenza come ammucchiata li aveva acclamati! Ahimè che pena: in fondo è un film purtroppo già visto! Ma questo sfortunatamente è il nuovo volto delle presunte democrazie occidentali e il potere delle telecomunicazioni al tempo dell’impero delle tecnocrazie elitarie. Pochi straricchi, che nell’inconsapevolezza dei più governano i processi sociali e finanziari, nostro malgrado danno in tal modo il senso del potere reale delle nuove economie iperliberiste.

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