
La luce delle fiamme che devastano l’Audi Q2 illuminando la notte è ancora viva, come sono ancora caldi i contrastanti sentimenti che hanno occupato il cuore e la testa del sindaco Alfredo Barillari. Ma il passare delle ore e dei giorni ha diradato le nebbie addensatesi nell’imminenza di quello che – tra sincerità di pensiero e retorica da ruolo – è stato definito da tutti “vile gesto da condannare senza se e senza ma”. Adesso il primo cittadino – che ha toccato con mano l’energia positiva della “sua” gente – ha il piglio deciso, anche se conserva gli occhi lucidi. Lo dice apertamente concludendo il Consiglio comunale aperto convocato per respingere “ogni tipo di violenza, salvaguardare il rispetto della legalità e promuovere forme di partecipazione alla vita democratica” (mozione approvata all’unanimità). La sua mente va alla scelta di vita compiuta – quella di tornare a Serra San Bruno per mettersi in gioco e a disposizione della comunità -, al tempo di cui vengono inevitabilmente privati gli affetti, ai sacrifici sbriciolati di fronte al fuoco doloso, al senso di svuotamento e alle umane incertezze dissipate dal sostegno dei serresi e da un’immagine-simbolo: la fascia tricolore salva per miracolo. Perché andare avanti al cospetto di “un linguaggio che non appartiene alla coscienza e alla società civile di Serra?”. La risposta di Barillari è semplice: “per l’amore per la comunità, per l’impegno e la passione politica che non conoscono colore, per i sorrisi dei bambini e gli abbracci degli anziani”.
A confermagli “vicinanza e solidarietà” durante il civico consesso sono tanti sindaci e amministratori, esponenti del mondo della società civile e della scuola, rappresentanti di movimenti e associazioni. In prima fila ci sono i vertici delle Forze dell’ordine. Dopo la parentesi introduttiva del vicesindaco Rosanna Federico, gli interventi dei consiglieri di minoranza Biagio Figliucci, Antonio Procopio e Luigi Tassone ribadiscono il rifiuto di ogni tipo di aggressione, il sindaco di Vibo Enzo Romeo racconta la personale vicenda che lo ha spinto ad entrare in politica e invita alla perseveranza, il presidente della Provincia Corrado L’Andolina esalta “il senso dell’onore” di Barillari e ne comprende lo stato d’animo. Arrivano le testimonianze degli omologhi di Parghelia, Antonio Landro, e Stilo, Giorgio Antonio Tropeano. Poi è la volta del livello regionale. Comincia Raffaele Mammoliti che riflette sulla solitudine dei sindaci “nell’affrontare temi dalla rilevanza enorme” e sul “grande lavoro che c’è ancora da fare” anche se “si respira un’aria più salubre nella provincia di Vibo”; prosegue Antonio Lo Schiavo che non usa mezzi termini: “ognuno deve assumersi l’onere e la responsabilità del ruolo che ricopre. La politica deve dimostrare un’etica della dimensione pubblica e interrogarsi sul punto a cui si è giunti nella battaglia contro la criminalità. Non basta la repressione, serve più Stato perché la battaglia viene persa ogni volta che vengono chiusi un ospedale, una scuola o un presidio democratico”. Michele Comito chiede di allontanare “il pessimismo distruttivo” e biasima “l’uso smodato dei social, con i quali si istiga alla violenza”. Per Rosario Varì “la condanna va gridata” e occorre rimarcare “la diversità rispetto a chi adopera la violenza”; infine per Filippo Mancuso “non si deve dare visibilità a chi non ama la Calabria” e bisogna “cambiare i toni della politica”. Ognuno torna a casa, le parole sono finite. Da domani, anzi da subito, è tempo di azioni.





