“Io l’Otto sempre”: storie di donne, amore e libertà

*di Angela Varì – Ho atteso il tempo necessario a decantare lo stupore, dopo aver preso parte alla manifestazione “Io l’Otto sempre” a cui ha aderito la scuola secondaria di primo grado dell’Omnicomprensivo di Soriano Calabro, guidato dalla dirigente Tiziana Furlano. E, in un palpabile silenzio, in ricordo di quelle donne che nella recente tragedia di Cutro hanno perso i propri congiunti, i propri figli o la vita, è stato inaugurato l’interessante Simposio dedicato alla riflessione sulla diseguaglianza di genere. La chiesa Cristo Re della frazione di Savini, dove siamo stati ospitati da don Salvatore Lavorato, parroco di Sorianello, ha accolto gli insegnanti e gli studenti dei tre plessi di Gerocarne, Sorianello e Soriano, i quali hanno intonato canzoni, esibito cartelloni e relazionato sul tema di una battaglia che, come recita il titolo suggerito dalla scuola, Io l’Otto sempre, va combattuta ogni giorno della nostra vita per amore verso se stessi.  

Promossa dalla Pro loco cittadina del Comune di Sorianello, presieduta dalla dottoressa Francesca Muller, con la collaborazione dell’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Sergio Cannatelli, e realizzata subito dopo la celebrazione  della giornata internazionale della donna, quella del nove marzo scorso è stata una mattinata ricca di entusiasmo, di emozioni e di speranza. Ospiti del consesso l’imprenditrice Giuliana Russotto, che si è trasferita in Calabria dalla Lombardia trapiantando qui la sua impresa, la dottoressa Pinuccia Cosmano, vicepresidente dell’Anpi provinciale e segretaria generale della Cigl in tre province, l’avvocata Valeria Primerano, rappresentante della Commissione per le Pari opportunità del Comune di Soriano Calabro che condivide uno studio legale “interamente al femminile”. Tutte si sono raccontate sul piano umano e personale, oltre che professionale, interloquendo con  giovani rapiti  dalla narrazione delle loro  storie gravide di esperienze che non hanno nulla di straordinario, ma ugualmente appaiono ancora “rivoluzionarie” perché dettate da scelte consapevoli con un unico comune denominatore: la passione per la propria professione che scrive la storia della loro personale indipendenza. Storie di libertà. Storie d’amore, dove il sacrificio non è  rinuncia.

Dopo i saluti della presidente della Pro loco cittadina, Francesca Muller che ha ringraziato la scuola per aver aderito all’iniziativa, il sindaco Sergio Cannatelli ha parlato del progetto come di un momento di crescita di una società che deve necessariamente diventare più giusta. La dirigente scolastica, dottoressa Tiziana Furlano, ha, tra le altre cose, sottolineato che la giornata dell’otto marzo non debba essere vissuta e banalizzata come una festa, ma celebrata come una giornata di riflessione e di ricordo dei diritti conquistati, auspicando che vengano finalmente estesi a tutti gli individui come riconoscimento della loro  libera identità.

Gli alunni hanno testimoniato il loro impegno per il cambiamento di una cultura che fatica a riconosce la necessità e il valore della parità e delle pari opportunità come diritto alla libertà di espressione della propria specifica identità, richiamando  il principio di uguaglianza sancito dall’Articolo 3 della nostra Costituzione. Durante il confronto con le ospiti e col pubblico presente, gli studenti hanno avuto modo di dibattere  ponendo domande assai interessanti e ricevendo nuovi stimoli di riflessione. 

Il lavoro di preparazione all’evento ha coinvolto gli allievi di tutti e tre i plessi della scuola secondaria di primo grado, impegnati  a “scavare” nel passato letterario e storico e nella cronaca del nostro tempo per scoprire le radici culturali e le manifestazioni concrete della diseguaglianza e della discriminazione di genere. Le attività a classi aperte hanno riguardato vari aspetti della questione: dall’analisi critica  della lingua e del linguaggio sui testi in uso nella scuola, alla riflessione sullo stereotipo attraverso lo studio di espressioni idiomatiche e proverbiali fino all’esame del fenomeno nel suo progresso spazio-temporale.

Interessante la discussione scaturita dall’intervento del professor Palladino sull’omofobia, in riferimento all’inaugurazione della panchina arcobaleno nel comune di Soriano Calabro lo scorso anno scolastico. Il professore di religione ha cercato di chiarire la sua personale posizione rispetto al problema confrontandosi con la sottoscritta circa l’orientamento sessuale e di genere. Che, come ho precisato più volte durante il dibattito, sono manifestazioni naturali. Questa volta sì, e non culturali come le diseguaglianze che, invece rivelano rapporti ineguali di potere tra i generi. 

Al termine della mattinata, soddisfazione è stata espressa dalla dirigente scolastica, che con grande sensibilità sostiene tutte le iniziative finalizzate alla realizzazione di una educazione democratica, e  che ha ringraziato i suoi insegnanti  per aver organizzato  “una bellissima occasione di crescita per i nostri giovani”. 

Mi entusiasma la scuola che esce dalle aule e fa squadra col territorio avviando  un  dialogo concreto. Mi entusiasma vedere costruirsi l’identità dei nostri giovani attraverso un processo di consapevolezza che sa interrogare il passato per interpretare il presente. Mi entusiasma la speranza che le parole delle nostre ospiti hanno saputo infondere in loro e in noi che sognavamo loro come ancora non sono. 

Nel mondo diviso tra il bene e il male: il mondo delle fiabe che tanto ci ha fatto e  ci fa sognare, tutto quel che è buono è anche bello e, viceversa, tutto quello che è cattivo è anche brutto. Così, siamo stati educati a pensare che le principesse debbano essere belle e buone, ubbidienti, e molto  poco rivoluzionarie. Il contrario della ribelle. E che,  in un mondo, dove la loro volontà non conta, c’è sempre un principe, azzurro,  un maschio che le deve salvare dall’orco cattivo o dalla perfida matrigna. 

Noi rifiutiamo di essere manichei: non vogliamo dividere il mondo tra buoni e cattivi, belli e brutti, non vogliamo principesse, vogliamo un mondo dove ci sia posto per la possibilità, per la pluralità. Vogliamo donne che sappiano e possano scegliere, come Belle che, ne “La Bella e la Bestia”, riesce a mettere in crisi secoli e secoli di narrazione. Per la prima volta, l’eroina donna, che ama leggere, rifiuta la corte del più bello del villaggio e monta da  sola sopra  il suo cavallo alla ricerca del padre; ci mostra la sua fierezza e il suo coraggio. Coraggio che sa andare oltre il pregiudizio dell’aspetto orribile della bestia e scavare in fondo all’anima, fino a scoprirne la bellezza interiore. Quella bellezza che vale la pena di amare. Quella bellezza che restituirà il suo aspetto umano alla bestia come premio. Quella bellezza che ci dobbiamo riconoscere come atto necessario d’amore verso noi stessi. 

Non che le fiabe debbano necessariamente essere scritte al contrario, ma la pluralità di voci, riesce a farci vedere il mondo da diverse prospettive. Insomma, la forza, la bellezza, la paura, la debolezza, il coraggio, non devono essere rinchiusi in un ruolo, ma sono parti della personalità umana, al di là del genere.

La scuola accetta di confrontarsi col territorio, ascrivendo nell’agenda dei suoi impegni le sfide globali che l’umanità si pone per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile e di un futuro migliore. 

A me sembra che già oggi, nella nostra scuola, la strada per il riconoscimento dell’uguaglianza come valore fondante sia tracciata. Ora tocca percorrerla insieme. Ciascuno di noi possa promettere: “Io l’Otto sempre”.

*Coordinatrice dell’evento

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