
*di Vittoria Bartone – Per la prima volta, da che ho memoria — e di anni ne ho cinquanta — le donne hanno portato la statua di Gesù durante l’Affrontata. Un fatto semplice, ma rivoluzionario. Alcune tradizioni sembrano scolpite nella pietra. È rassicurante non toccarle, come se il tempo non potesse scalfirle. Eppure, il tempo cambia ogni cosa. Lo fa piano, con piccole rivolte silenziose. E migliora lo spazio che abitiamo. Come l’idea che, durante l’Affrontata, le statue debbano essere portate solo dagli uomini. Perché così si è sempre fatto. Perché ci vuole forza.
Perché “non è cosa da donne”. E invece, quest’anno, qualcosa è cambiato.
Il giorno di Pasqua, non è stato il fragore della banda ad annunciare la novità. Né i brusii nei bar o le polemiche nei vicoli. Non si parlava dell’abito di tizio o caio, né di qualche spiacevole fatto legato a un territorio complesso. Era un passo diverso. Più rotondo, più lieve — ma fermo. Un passo che sapeva già dove andare.
– Chi ha portato la statua di Gesù?
– Donne.
Donne che l’hanno fatto con naturalezza. Con forza. Con fede. Braccia femminili hanno retto quel peso sacro. Concentrate. Composte. Determinate.
E la folla ha osservato. Qualcuno ha taciuto. Qualcuno ha borbottato. Altri hanno pianto, ma si sa, l’Affrontata commuove sempre. Atei e credenti, fianco a fianco.
Ma quest’anno non era solo la statua a muoversi tra le strade. Era il passato che, un passo alla volta, si staccava dal presente.
Per secoli, portare la statua è stato un compito “da uomini”. Un gesto d’onore, di forza, di rappresentanza. E passatemi il termine: un gesto patriarcale, anche se non lo volete vedere.
Un simbolo di gerarchia. Di controllo.
Le donne, pur presenti e devote, restavano sullo sfondo. Testimoni silenziose. Fino a oggi.
Questa Pasqua, le donne non hanno chiesto il permesso. Non sono parte attiva della comunità, non conosco il dietro le quinte. Mi attengo ai fatti. Fatti che mi sono piaciuti.
Racconto ciò che ho visto: le donne sono entrate nel rito senza clamore, ma con tutta la dignità di chi sa di avere diritto a esserci. Un gesto piccolo, forse, agli occhi di qualcuno. Ma capace di spostare il peso di secoli. Anche solo di qualche centimetro.
Soriano ha visto. Soriano ha ascoltato. E tra le sue vie strette e i suoi muri antichi, la tradizione ha cambiato passo.

