“Ho riflettuto qualche giorno prima di commentare le dichiarazioni del sindaco Falcomatà perché temevo che la delusione mi facesse dire cose di cui mi sarei pentita. Però sono tanti i messaggi che mi arrivano e non voglio che il mio silenzio possa essere frainteso”. A rendere pubblica, con un post su Facebook, la sua riflessione è Rosanna Scopelliti, deputata di Area Popolare-NCD-Centristi per l’Italia e figlia del giudice Antonino Scopelliti, assassinato a Campo Calabro, a pochi chilometri da Reggio Calabria
“Sia chiaro, il sindaco può proporre di intitolare il Tribunale a chi desidera e ovviamente – precisa la parlamentare – non ci sarebbe niente di strano ad intitolarlo a Falcone e Borsellino. Sono cresciuta nell’ammirazione per Falcone, uno dei pochi peraltro ad aver capito subito il significato dell’omicidio di mio padre. Considero Borsellino un riferimento per integrità e abnegazione. Se il Tribunale di Reggio porterà il loro nome ne sarò felicissima.
Non è questo in discussione; credo piuttosto ci sia da riflettere sul bisogno di ricorrere sistematicamente ad icone al quale certa politica mediocre non riesce a sottrarsi. Chissà quanto questo avrebbe deluso gli stessi Falcone e Borsellino. O quanto li avrebbe portati a compatirci…. Serve una dichiarazione per il 23 maggio? Falcone-e-Borsellino.
Non voglio unirmi ad una triste gara toponomastica, ma se è la strage di Capaci o di via D’Amelio che vogliamo ricordare, perché non intitolare il Tribunale a Francesca Morvillo? O ad Emanuela Loi, la cui figura ricordo sempre quando parlo alle studentesse e agli studenti e leggo nei loro occhi la commozione mista a curiosità per questa giovane donna dimenticata, come spesso capita alle donne e agli uomini delle scorte. Donne e uomini caduti per proteggere persone in pericolo perché capaci di infliggere colpi mortali ai mafiosi, non per proteggere icone, simboli o eroi. Eroi da morti, perché da vivi sono spesso mal sopportati. Anche da chi poi li santifica.
Anche per questo si è scelto il 21 marzo, primo giorno di Primavera, e non il 23 maggio come data per la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Per restituire a Giovanni Falcone e a chi è morto con lui e per lui il diritto ad essere ricordato per chi è stato da vivo e non solo per cosa è diventato da morto.
“Tra i commenti che ho letto di chi preferirebbe intitolare il Tribunale a papà, persone che ringrazio e che mi hanno commosso, molti argomentano – scrive Rosanna Scopelliti – ricordando il suo essere reggino, contrapposto alle origini siciliane dei due magistrati. Non nego che il suo essere un reggino conti, ovviamente. Ma non per piccole ragioni di campanile. Più che altro perché la dichiarazione del sindaco conferma -spero involontariamente- la damnatio memoriae alla quale molti hanno condannato mio padre. E non solo mio padre. Continua a fare fatica, questa città, a ricordare i servitori dello Stato caduti per lei. Alcuni esempi: Vincenzo Caruso e Stefano Condello, carabinieri; Francesco Panzera, insegnante; Bruno Caccia, magistrato; Giuseppe Macheda, vigile urbano; Rosario Iozia, carabiniere; Pietro Ragno, carabiniere; Giuseppe Marino, vigile urbano.
Fa fatica, questa città, ma con alcune eccezioni. La più importante è quella di tanti reggini perbene, per i quali mio padre resta il figlio tradito dalla sua terra perché colpevole di voler fare il proprio lavoro. Tra le altre c’è anche quella del’ex sindaco Scopelliti, che aveva impegnato l’Amministrazione comunale a chiedere che, terminati i lavori, il Tribunale fosse intitolato a papà. Altrettanto aveva fatto l’ex Sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta, intervenendo in una iniziativa di commemorazione. Da qui la mia delusione e il mio imbarazzo: mi hanno educata al rispetto delle istituzioni e quando un’istituzione si impegna quell’impegno vale a prescindere da eventuali cambiamenti di chi pro tempore la rappresenta. Voglio sperare che il problema non sia proprio questo: il Tribunale non può essere intitolato al giudice Scopelliti solo perché è cambiato il colore politico a Palazzo San Giorgio?
Infine. La cosa che davvero vorrei per papà non è certo un riconoscimento seppur prestigioso, ma il rinvio a giudizio di chi lo ha ucciso e di chi -qui in Calabria- ha tramato con Cosa Nostra per organizzarne l’omicidio. E so bene che chi sta lavorando per questo obiettivo lo fa incessantemente e continuerà a farlo anche nel nuovo tribunale, a chiunque esso sia intitolato. Magistrati, come papà, che, come papà, lavorano con abnegazione per ottenere verità e giustizia per tutte le vittime innocenti. Saranno loro a riscattare questa nostra terra depredata da ‘ndrangheta e malaffare”.
“E so – è l’amara conclusione – che almeno loro non mi deluderanno. Mai.
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