Indagini sulle elezioni regionali: il sindaco di Trebisacce ai domiciliari, provvedimenti per due dipendenti comunali

Nella mattinata odierna, i Finanzieri della Compagnia di Sibari, nell’ambito di indagini delegate da questa Procura della Repubblica, hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali – emessa dal Gip del Tribunale di Castrovillari, Simone Falerno, su richiesta del Pubblico Ministero titolare delle indagini, Luca Primicerio – nei confronti del sindaco del Comune di Trebisacce Francesco Mundo (tratto agli arresti domiciliari) e di 2 dipendenti dello stesso Ente locale (destinatari di misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio, rispettivamente di tre e sei mesi).

Le indagini trovano origine dagli accertamenti espletati dalle Fiamme Gialle nell’ambito della procedura di gara in “Project Financing”, relativa all’aggiudicazione del contratto di concessione, di progettazione, costruzione e gestione dell’autostazione di Trebisacce, in occasioni dei quali sono emersi indizi di reità nei confronti di alcuni degli odierni indagati, tra cui il sindaco, risultato, al tempo candidato alle elezioni regionali tenutesi il 28.01.2020.

I militari della Guardia di Finanza hanno accertato, in occasione della competizione elettorale, illiceità nella raccolta delle sottoscrizioni necessarie per raggiungere il quorum indispensabile alla dichiarazione di presentazione della lista circoscrizionale di candidati “Io resto in Calabria”, Circoscrizione Elettorale Nord, a sostegno di Pippo Callipo presidente della Regione Calabria.

In particolare, il candidato si sarebbe adoperato al fine di reperire un maggior numero possibile di sottoscrizioni nella circoscrizione elettorale di competenza, raccogliendo illecitamente, senza la presenza del pubblico ufficiale autenticante, oltre 200 sottoscrizioni di elettori (alcuni dei quali inconsapevoli) e impiegando, solo in un secondo momento, un dipendente dell’Ufficio elettorale del Comune al fine della fittizia autenticazione. Ciò avrebbe consentito di raggiungere il quorum necessario per la presentazione della lista.

Le attività delegate avrebbero permesso di acclarare come il primo cittadino, successivamente alla competizione elettorale (nella quale è risultato il primo candidato non eletto), avrebbe individuato e ricercato soggetti compiacenti, tutti oggi iscritti nel registro degli indagati, al fine della sottoscrizione di dichiarazioni sostitutive di atto notorio, nelle quali i dichiaranti avrebbero attestato falsamente di aver assistito allo scrutinio delle schede, in alcune sezioni ricomprese nelle circoscrizioni dei comuni di Paola ed Amantea, rappresentandone la verificazione di irregolarità.

Dichiarazioni successivamente allegate al ricorso (dichiarato poi inammissibile dal giudice amministrativo) che il sindaco di Trebisacce ha presentato al Tar Calabria – sede di Catanzaro – al fine di ottenere, illegittimamente, un provvedimento che disponesse nuovamente il conteggio dei voti e la sua proclamazione a consigliere regionale.

Al fine di predisporre l’istruttoria necessaria al citato ricorso e per ulteriori esigenze esclusivamente personali (anche quelle relative all’esercizio della sua professione di avvocato), il sindaco avrebbe utilizzato, in molteplici occasioni, l’autovettura del Comune, distraendola dalla prevista destinazione per finalità istituzionali e impiegando illecitamente, quale autista, un dipendente dell’Ente (componente del suo staff), il quale, in assenza di permesso e senza timbrare l’uscita ed il rientro, ha indotto il Comune in errore circa la sua presenza sul luogo di lavoro, percependo indebitamente la retribuzione per ore di lavoro di fatto non effettuate.

Nel corso delle ulteriori indagini delegate, sono emersi, altresì, gravi indizi di reato nei confronti del sindaco relativamente ad una vicenda concussiva: il primo cittadino, infatti, al fine di favorire un privato che avrebbe occupato, abusivamente, una porzione demaniale del Torrente Pagliara di Trebisacce, abusando della qualità di sindaco e dei poteri connessi alla carica, avrebbe costretto il direttore dei lavori pubblici affidati dal Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini dello Jonio Cosentino, relativi alla regimazione del Torrente e rinforzo degli argini, a deviare il tracciato dei lavori rispetto a quello previsto in progetto, minacciandolo, fra l’altro, che, se non lo avesse fatto, avrebbe bloccato con ordinanza i lavori.

A tal fine, sono tuttora in corso di esecuzione 26 provvedimenti di sequestro, relativi ad altrettanti lotti, da parte dei Carabinieri Forestale del Nipaaf, supportati dai militari delle Stazioni Carabinieri Forestali di Acri, Castrovillari, Corigliano, Rossano, Oriolo e San Sosti, al fine di debellare il fenomeno delle occupazioni abusive che insiste prepotentemente sui terreni demaniali del Torrente Pagliara.

18 sono i nominativi iscritti nel registro degli indagati a cui, a vario titolo, le Fiamme Gialle di Sibari hanno notificato l’Informazione di Garanzia, per le ipotesi di reato di peculato (art. 314, comma 1, C.P.), concussione (art. 317 C.P.), truffa a danno di Ente locale (art. 640, comma 2 n. 1 C.P.), falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico (art. 483 C.P.) e formazione e/o uso di schede e atti falsi disciplinati dal Testo Unico delle Leggi per la Composizione e la Elezione degli Organi delle Amministrazioni comunali, destinati alle operazioni elettorali (art. 90, comma 3, del D.P.R. n. 570 del 16.05.1960).

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