“Riace è stata l’opera pubblica più bella della Calabria, costruita accogliendo chi scappava dalle guerre. Non possiamo permettere che la distruggano”.
Intervistato da “Repubblica, Mimmo Lucano spiega i motivi che lo hanno spinto a candidarsi alla carica di consigliere comunale nel borgo calabrese di cui è stato sindaco, complessivamente, per quattordici anni e dal quale adesso è costretto, da un provvedimento giudiziario legato ad un’inchiesta in corso, a stare lontano. “Non mi spaventa – sostiene – ricominciare dal zero. Credo nel potere dei governi locali di cambiare le cose dal basso, puntando sulla partecipazione diretta. Un po’ come accade in Rojava. I curdi per me sono sempre stati d’ispirazione”. Nel corso dei mesi precedenti era stata ventilata l’ipotesi che potesse candidarsi alle elezioni Europee, una eventualità che oggi ammette esserci stata, sebbene abbia preferito declinare l’offerta: “La sfida è qui e io non mi sottraggo al confronto, né ai processi, come hanno fatto alcuni ministri. Non cerco immunità. Ma inizio a pensare che ci siano cittadini di serie A e di serie B. Da quello che leggo, il sottosegretario della Lega, Armando Siri è accusato di cose ben più gravi di quelle che imputano a me. Eppure lui è al Governo, difeso dal ministro dell’Interno, io in esilio”. Lucano non riesce ad immaginare quale possa essere il risultato della prossima competizione elettorale a Riace: “Difficile fare previsioni. Siamo sempre stati eletti con percentuali crescenti di voti, ma gli eventi di questi mesi hanno creato sconforto e divisioni. In paese, però, molti rimpiangono ‘il borgo dell’accoglienza’. Di certo ci impegneremo, perché è una sfida che va oltre il territorio. In tutta Italia c’è bisogno di umanità. Per questo Riaceè diventata un punto di riferimento”.