Il Porto di Vibo Marina e le attività industriali: il rilancio economico è ancora possibile

di Michele Furci – AMD International Srl di Rombiolo, Nuovo Pignone di Porto Salvo di Vibo Marina e Snamprogetti-Tecnomare Eni, le imprese maggiori ad alta tecnologia industriale. Esse competono nel mondo a testa alta, rendendo la provincia vibonese un polo produttivo straordinario su cui puntare con una classe dirigente a tal fine preparata.

Qualunque programma comunale della città capoluogo che non si pone questo obiettivo è destinato a fallire.

Soltanto producendo economia produttiva si crea sviluppo, occupazione stabile, ricchezza concreta e duratura a Vibo Valentia e in Calabria. Senza attività industriali legate al manifatturiero l’economia muore e con essa rimane soltanto desertificazione dei territori e centri urbani abbandonati dalla popolazione sempre più in fuga!

Il significato del carico dei giganteschi elementi di metallurgia prodotti dall’industria rombiolese, di 54 metri e con un peso di 100 tonnellate imbarcate dal porto di Vibo Marina, perciò è straordinariamente positivo per tanti motivi. Il carico documenta in primo luogo che, nonostante tanti continuano a pensare che si possa crescere economicamente soltanto con l’economia dei consumi del terziario, il territorio vibonese esporta manufatti di carpenteria metallica di altissima tecnologia industriale, rimembrando peraltro che Vibo e la Calabria hanno potenzialità produttive in grado di competere  oggi nel mondo. Il prodotto esportato, lavorato in una realtà industriale vibonese, è il frutto poi di una tradizionale attività che ha saputo rigenerarsi con professionalità inedite, seguendo così il corso della storia metallurgica iniziata sin dall’antichità. Altro grande significato lo evidenzia dimostrando che il lavoro produttivo, con cui si produce ricchezza e si dà lavoro a tantissimi lavoratori, crea Pil e con esso si sviluppa la società che nel tempo ha creato l’insieme del sistema previdenziale e le protezioni civili di cui gode l’insieme del sistema Paese. Infatti, soltanto con il Pil si finanziano le conquiste in materia di servizi e impieghi pubblici ad iniziare dalla sanità, dalla scuola e da tutte le altre prestazioni sociali. Infine, evidenzia che la struttura portuale di Vibo Marina, nonostante una classe dirigente inadeguata a rivendicare dalla Regione quanto gli deriva in termini di accise, rimane tra le strutture portuali del Mediterraneo per la logistica dell’imbarco/sbarco più idoneo e conveniente. L’antico porto di Santa Venere, in tal modo, si conferma tale poiché la sua infrastruttura rimane sempre il primo porto della regione per export di componenti metalmeccanici, che si producono storicamente nel territorio vibonese da già prima la feconda stagione degli anni ‘60. Ciò dimostra, nonostante le irrazionali e poco documentate idee che talvolta si propinano sulla vocazione del porto vibonese, che esso è un punto di riferimento strategico per il comparto industriale all’avanguardia. Infatti esso rimane a poca distanza dal Nucleo industriale e, in particolare, dal suo gioiello maggiore costituito dal Nuovo Pignone e dal medesimo gruppo con l’impiantistica dello stabilimento “Baker Hughes”. Il porto perciò ha plurali funzioni che spaziano dalle attività industriali ai plurali prodotti sviluppati da oltre trent’anni con il turismo nautico.

Eppure, l’effimero che non produce nulla per l’economia della provincia di Vibo Valentia fa più notizia, creando aspettative del tutto irrilevanti che finora hanno prodotto soltanto l’emigrazione delle risorse umane, il reddito pro-capite più basso d’Italia e lo svuotamento pauroso dei paesi dell’intera provincia.

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