Il “partigiano” dell’apparenza

Immaginare il mondo dell’antifascismo senza Amministrazione Falcomatà è impossibile, immaginare una città che, guidata dall’Amministrazione Falcomatà, garantisca decenti servizi essenziali è altrettanto impossibile. Ci risiamo: non appena da quelle parti si sente l’odore del 25 aprile, la creatività che sgorga da ogni piccolo segnale di pensiero percepibile a Palazzo San Giorgio si amplifica a dismisura fino a diventare Verbo, fino a divenire Parola buona per addestrare i cervelli in sonno.

E così, quest’anno, Giuseppe Falcomatà, a nome della sua sbandata compagnia di teatranti in servizio permanente effettivo, informa la cittadinanza tutta che Reggio Calabria, già da domenica prossima, potrà lustrarsi gli occhi con due murales raffiguranti Pasquale Brancatisano e Teresa Gullace, due eroi della Resistenza, due campioni della Libertà. Perché sì, nell’anno del Signore 2021, è urgente mantenere viva la memoria di ciò che è stato il fascismo e celebrarne degnamente i suoi nemici. D’altra parte come ignorare l’evidenza? Come nascondere al popolo impaurito che legioni di camicie nere stanno marciando, sguardo torvo e petto in fuori, verso la riva calabrese dello Stretto minacciando la serena armonia ivi regnante? Purtroppo, per il sindaco che sognava di essere un politico e per i suoi partigiani da operetta, i tempi cambiano e le modalità dei soprusi e degli abusi mutano. Come del fascismo propriamente detto non si intravede nemmeno l’ombra più pallida, anche della Resistenza, come la intendono i detentori dell’Ipocrisia che tutto strumentalizza pur di non affrontare i problemi seri, non sono stati registrati segni di vita. Ad essere pienamente operativa, invece, è quella fisica e psicologica che devono opporre i reggini alle stragi dei diritti fondamentali quotidianamente commesse dai plotoni d’esecuzione armati di fucili dai quali partono, senza soluzione di continuità, raffiche di idiozie, gestionali e verbali. Falcomatà, nel presentare le opere d’arte di imminente inaugurazione al piazzale Botteghelle, si riempie la bocca di “grande senso di giustizia”, ma lo fa ignaro che, ad ormai quasi otto decenni dagli eventi storici in questione, a sopprimere quel “senso di giustizia” in questo disperato lembo di terra è l’incapacità politico-amministrativa. Quell’incapacità di considerare i reggini degni di vivere in una città occupata dalla normalità. Non sa, il Primo Cittadino, che se i Generali arretrano di fronte all’avanzata dell’inadeguatezza, è il cittadino più debole il primo ad arrendersi e capitolare. Indifeso e fragile, è il primo a rimanere schiacciato sotto il tacco dell’incompetenza che nessuna risposta sa offrire alle istanze popolari. Vivere, o meglio, sopravvivere, a Reggio Calabria, è ogni giorno più difficile perché ogni giorno più difficile è mantenere via la memoria dell’acqua che fuoriesce regolarmente dai rubinetti, di strade liberate da eserciti di rifiuti e ratti a passeggio, di un orgoglio identitario giustiziato dall’assenza cronica di idee e ideali, di competizioni elettorali non taroccate da brogli, di una apprezzabile manutenzione ordinaria. Potemmo andare avanti a oltranza, ma corre l’obbligo di fermarsi per completare l’inchino: i murales stanno per essere mostrati alla folla plaudente, festante, virtuale e, per fortuna, solo immaginaria.

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