Il movimento “La nuova Frontiera dei Liberi e Forti” si presenta: “Più merito e competenza nella politica”

“Vogliamo ripensare la politica come spazio privilegiato per la costruzione del bene comune, che significa il bene di tutti e di ciascuno, dove si riconosca il merito, si mettano a frutto i talenti, si creino organi di governo della cosa pubblica formati da persone competenti. Una politica orientata alla riduzione delle disuguaglianze, che sappia contemperare le possibilità, le aspirazioni, le opportunità della singola persona e le ragioni, le necessità e i valori, di una società, di una comunità”. Potremmo sintetizzare così il messaggio lanciato in occasione della presentazione a Cosenza del movimento “La Nuova Frontiera dei Liberi & Forti”, avvenuta nella sala convegni dell’Hotel Royal. In una sala gremita, il portavoce provinciale Ermanno Cribari ha presentato al vecchio salotto buono della politica calabrese il movimento. “Tutti i giorni – ha affermato Crisari – ci capita di parlare dei nostri dolori, della vita che si fa sempre più difficile, di diritti anelati, della nostra paura, delle lancinanti preoccupazioni riguardo al futuro dei nostri figli. E tanto, tanto altro che non va… Bene, noi del Movimento Liberi e Forti non promettiamo nulla, né alcuno di noi ha la bacchetta magica. Tuttavia partiamo da quel dolore e ce ne facciamo carico compiutamente, cercando sempre di tendere alla Verità e al Bene. So che è dura risultare credibili, ma questo non ci scoraggia. Cominceremo dando esempi di trasparenza e fattività”. La città di Fausto Gullo, Riccardo Misasi, Giacomo Mancini, ha risposto con entusiasmante partecipazione, segno di una reale voglia di esserci, di costruire spazi di dialogo e confronto. Dopo gli interventi di saluto di Don Antonio Morcavallo e dell’assessore Alessandra De Rose, si è stato dato avvio al convegno. Il pensiero e l’azione di Don Carlo De Cardona sono stati il filo conduttore della serata. Il profilo di questo straordinario apostolo del sociale è stato tracciato da Carmela Dromì, appassionata studiosa del grande prete cosentino. La grande intuizione di don Carlo De Cardona, ha precisato la Dromì, “consistette soprattutto nell’aver compreso la necessità di garantire a tutti la possibilità di partecipare alla costruzione del proprio destino; la Calabria aveva bisogno di una nuova classe dirigente che fosse espressione genuina ed emanazione diretta dello stesso mondo operaio-contadino. Solo un’opera quotidiana e minuziosa poteva far nascere nelle classi popolari, vittime di atavici retaggi culturali, una coscienza di uomini liberi che si autodeterminavano la vita, il lavoro, la famiglia”. Maurizio Misasi, presidente del Circolo di Cosenza, ha voluto sottolineare nella sua appassionata relazione “la necessità di dover costruire una coscienza politica, partendo proprio da quell’impegno che solo una visione cristiana della vita può offrire, ed è questo il motivo – ha puntualizzato Misasi – del nostro essere oggi qui, eredi di un’antica e nobile tradizione politica che ha visto nel cattolicesimo sociale le basi per la costruzione della società rivolta al bene comune”. Le conclusioni sono state affidate a Pino Campisi, presidente regionale del Movimento, che ha voluto sottolineare come occorra “mettere in atto azioni mirate e responsabili che possano contribuire alla ricostruzione del senso dello Stato. Un’azione sociale che possa promuovere la libertà e la giustizia, che sappia rispettare i valori e interpretare i bisogni delle persone, in un giusto equilibrio tra diritti e doveri. Un’azione sociale che sappia coniugare crescita ed equità, senza lasciare indietro nessuno, che sappia riconoscere il merito e mettere a frutto i talenti. Vogliamo offrire il nostro contributo in maniera innovativa e, se vogliamo, anche creativa, in collaborazione con le istituzioni, sia a livello comunale sia a livello regionale, per contribuire al rinnovamento della politica, sollecitando e favorendo una sempre maggiore partecipazione alla vita pubblica e all’impegno sociale. In questo lavoro – ha concluso – è necessario l’apporto di ogni cittadino che sente su di sé la responsabilità di dover partecipare attivamente al processo di cambiamento ormai ineludibile”.

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