
“Sono in Aspromonte. Nessuna riforma in Italia potrà realizzarsi se qui le cose rimarranno come sono. Calabria isolata, Calabria abbandonata, Calabria tormentata”. Si leva altro il grido di dolore di Roberto Saviano che in queste ore ha compiuto un giro attorno agli angoli più remoti della montagna che domina la provincia di Reggio Calabria” “Sono stato – ha rivelato su Facebook lo scrittore – nella casa confiscata ad Antonio Pelle ‘Gambazza’, tutto qui è
rimasto come il giorno del sequestro. Il bunker con le madonne e i santini per i battesimi di ‘ndrangheta, il vestito da sposa della moglie di Giuseppe, figlio del boss”. Una messa a fuoco utilizzata dal saggista come una leva per lanciare un attacco all’inedita compagine di governo pentaleghista: “La più grande impresa italiana sono le mafie e nel contratto di governo di Lega-M5S non è mai citata la parola mafia, se non una volta e in una parentesi marginale. I proclami generici non hanno mai fatto paura alle mafie, anzi, sono il loro brodo di coltura”. “Smontiamo i dilettanti dell’antimafia”, è l’appello conclusivo che Saviano ha lanciato dal social network .
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