
Sono una settantina i sindaci che hanno sottoscritto il documento a sostegno del presidente della Regione Mario Oliverio, che, dunque, ne auspicano la riconferma. Chi mastica di politica sa che fra quei nomi c’è anche chi è legato con la Regione (o Enti sub-regionali) da rapporti di lavoro più o meno diretti. Gente che, a queste latitudini, non “poteva” dire di no.
Il dato numerico né l’azione in sé – sia chiaro – non sorprendono, perché il legame tra i sindaci ed i governatori di ogni tempo ha sempre comportato iniziative del genere. Ciò che differenzia i capi delle Amministrazioni e le comunità amministrate è semmai la percezione (o forse sarebbe più corretto dire la comunicazione verbale) della bontà dell’operato del Governo regionale. Non ha nessun rilievo politico-scientifico, ma rispetto agli articoli pubblicati da questa testata concernenti l’attività della Regione la reazione è stata quasi unanime. Da dove arrivano allora tutte quelle firme? Una parte sono state presumibilmente “portate” dai consiglieri regionali che appoggiano il presidente, un’altra parte arrivano da quei sindaci che per i rispettivi Comuni hanno ottenuto dei finanziamenti, mentre resta da capire quante derivano dalla convinzione che effettivamente l’esperienza Oliverio sia da ripetere.
C’è inoltre un’altra considerazione. Cosa avranno pensato quei politici che sono stati negli ultimi anni di riferimento per il territorio (come ad esempio il già deputato Bruno Censore) nel leggere alcuni nomi ritenuti “vicini” e che adesso hanno pubblicamente palesato un’altra linea. Non “potevano” dire di no e poi al momento del voto ritorneranno all’ovile oppure saranno consequenziali rispetto al comunicato diffuso ieri? Di certo c’è che il potere ha il suo fascino e che la tendenza dell’uomo è di pensare prima al proprio destino e dopo a quello degli altri. Altrettanto sicuro è che nei confronti delle opinioni altrui si possono esprimere delle critiche, ma mantenendo il rispetto. Ricordandosi però che mentre le elezioni si susseguono al pari dei riequilibri e dei riposizionamenti politici, c’è una popolazione le cui esigenze sono rilevabili semplicemente scendendo nelle strade e nelle piazze senza scomodare l’analisi dei parametri economici e sociali.
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