Il culto di San Giovanni Battista a Serra San Bruno

di Marco Primerano
È il 24 giugno del 1084, giorno in cui la Chiesa fa solenne ricordo della Nascita di San Giovanni Battista: sette uomini, accompagnati dal vescovo Ugo, entrano nella vallata di Chartreuse per prenderne possesso e dare così inizio a una particolare forma di vita religiosa, che da quel luogo prenderà il nome di ordine certosino. Intorno al 1090 Bruno, il capo di quella piccola comunità, dopo essere stato per un po’ di tempo consigliere di papa Urbano II, giunge in terra di Calabria e riprende, insieme ad altri seguaci, lo stile di vita intrapreso nelle Alpi del Delfinato. Alla morte di maestro Bruno seguiranno l’edificazione della Certosa e la nascita del centro abitato dell’odierna Serra San Bruno. I suoi primi abitanti guardavano alla Certosa non solo come riferimento spirituale, ma anche come fonte di sostegno materiale. Era quindi inevitabile che ciò comportasse un disturbo per la clausura dei monaci, che decisero perciò di erigere nel nascente paese una chiesetta, dove all’attività di culto venisse associata anche un’opera caritativa di assistenza agli ammalati e di distribuzione del pane. Da qui quella chiesetta prese il nome di “chiesa di la panedha”. Il Titolare, cioè il santo a cui essa fu consacrata, era proprio San Giovanni Battista, che Bruno e i suoi figli spirituali avevano scelto come patrono del loro ordine. Nel 1694 la chiesa di San Giovanni passò alla nascente congrega di Maria Assunta in Cielo, nella quale tuttavia è sempre vivo il culto del Battista. La piazza antistante la chiesa reca nel suo toponimo il ricordo di una venerazione particolare a Serra. Tale culto aveva un tempo la sua espressione più viva nel “Pecorello”. È questo l’oggetto sacro che più di ogni altro attira l’attenzione, una volta entrati nella sagrestia della chiesa dell’Assunta di Terravecchia. Si tratta dell’Agnus Dei, ai serresi più noto e caro con il nome di Piecuriedhu di San Gianni. Nella memoria dei più anziani è vivo ancora il ricordo di una processione particolarissima: la processione, appunto, di questo simulacro ligneo che veniva ricoperto dai fedeli di monili. Il 24 giugno, Solennità della Nascita di San Giovanni Battista, dopo la Curunedha (cioè la messa con il canto dell’Ufficio) il Pecorello veniva portato in processione dal Seggio Priorale dell’Assunta, tra l’allegro suono degli zampognari. I monili erano affissi alla statuetta per devozione dalle ragazze in procinto di sposarsi: il Pecorello, infatti, sostava nelle case delle promesse spose per benedirne la dote. Questa tradizione, però, fu abolita da monsignor Armando Fares sotto il priorato di Luciano Cordiano, nel 1964, in quanto ritenuta tradizione pagana. La statua del Pecorello, opera dell’artista serrese Michele Amato, fu realizzata nel 1850 e donata dallo stesso Amato alla congregazione dell’Assunta in segno di devozione al Santo Precursore. Michele Amato, ci informano i libri contabili della congregazione, nel 1864 restaurava inoltre la statua del Santo venerata nella stessa chiesa, anch’essa un tempo portata in processione durante una festa molto sentita dai confratelli dell’Assunta.

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