
di Michele Furci – È bastato un servizio giornalistico, che denunciava la limitazione dei servizi igienici agli utenti e allo stesso tempo evidenziava che il servizio d’ora in poi è a pagamento di un euro a pipì, per comprendere quanto sia ormai devastante l’incultura civica e il senso monetaristico e speculativo di qualunque servizio pubblico.
Dopo decenni di messaggi mediatici osannanti la cultura consumistica e delle privatizzazioni, emerge evidente la parte peggiore che si annida nell’animo umano. L’individualismo sfrenato, l’egoismo, la scomparsa del sentimento umano verso il proprio simile, l’incapacità di calarsi nelle difficoltà altrui, l’alterigia con cui si ostenta talvolta lo status economico del benessere personale, danno l’illusione che si possa fare a meno degli altri. Tutto ciò, al contrario, dà la misura di quanto sia ormai profondo il malessere nella morale sociale.
Un messaggio devastante che, in luogo della cultura della solidarietà, della reciprocità e della gratuità dei diritti indispensabili per vivere civile, dopo circa vent’anni ha fatto rinascere in una fetta consistente di popolazione l’idea del disprezzo della povertà e l’edonismo o il fugace interesse materiale.
Taluni, ritenendosi sempre giovani, belli, sani e prestanti, hanno smarrito il senso solidale e la gratuità dei servizi primari alla persona in quanto tali. Il progresso tecno-scientifico, che ha migliorato gli stili di vita grazie al sapere, alla ricerca e alla creatività di tante generazioni che si sono donate immolando talvolta la vita per il loro raggiungimento, s’infrangono in questo primo scorcio di terzo millennio in un rigurgito egoistico–speculativo e una pulsione oscurantista.
Molti hanno smarrito il senso di appartenenza a una comunità di donne e uomini in carne e ossa, i cui bisogni biologici e fisiologici, prima ancora che venissero garantiti costituzionalmente, appartenevano già alla morale umana. Costoro, accecati dalla speculazione finanziaria, hanno smarrito le conquiste democratiche per le quali lo Stato e non la concessione di questo o quel politico, garantisce a tutti i cittadini e ad ogni essere umano la gratuità dei beni primari di uso collettivo.
Le finanziarie delle nazioni evolute, proprio in ragione di queste prerogative tra i diritti universali, prevedono un prelievo progressivo in proporzione a quanto ognuno possiede. La legittimità del prelievo obbligatorio deriva proprio dagli obblighi che lo Stato ha rispetto all’intera comunità di cittadini che ad esso appartengono senza distinzione di censo, razza e credo religioso.
La malcelata cultura della modernità speculativa anche sui beni e i servizi primari e universali come l’acqua, la salubrità dell’aria, la sanità, l’istruzione e la formazione, con il bombardamento edonistico invasivo ha smarrito in particolare il valore della ricchezza della diversità umana come frutto della complementarietà del suo insieme.Un insieme in cui tutti, anche le persone fragili e povere, con la propria unicità concorrono a realizzare.
Il relativismo tecnocrate se non prevale un nuovo umanesimo, sta conducendo il mondo occidentale in particolare a un salto nel buio delle neo forme di servilismo feudale. Un salto all’indietro che porta ad abbandonare la società dei diritti di cittadinanza e delle protezioni sociali verso una società speculativa e affaristica in cui, inevitabilmente, crescerà la marginalità sociale e l’abbandono al proprio destino delle fasce debolissime della società.
Una società moderna e inclusiva, che non lascia ai suoi margini i bisognosi, intendendo per tali non soltanto quelli che sono poveri economicamente, deve far propria la Costituzione materiale. Ciò deve fare interiorizzare i principi universali dei diritti dell’uomo che, in questa fase dello sviluppo sociale, indicano che nella sanità ci possono essere pure le cliniche di lusso, ma a nessuno deve essere negata la buona prestazione nelle strutture pubbliche; che per l’istruzione si possono avere le scuole e le università private, ma in primo luogo la scuola e le università statali devono avere libero accesso per tutti. Così quindi nulla vieta che le stazioni ferroviarie e gli aeroporti si costruiscano pure servizi privati a pagamento, ma a nessuno deve essere negato di poter utilizzare i servizi indispensabili a qualunque orario in cui ci si trovi a passare. Questa è civiltà anche in questa fase di apparente opulenza: il resto invece è soltanto barbarie!