I nemici di Reggio

E’ un’espressione che si affaccia con una ciclicità così frequente da essere ormai, non solo stantia, ma la vera cifra rappresentativa dell’identità collettiva di un popolo, quello reggino, noiosamente, quanto naturalmente, beato nello scrollarsi dosso le proprie responsabilità per scaricarle sui leggendari “nemici di Reggio”. Una conventicola misteriosa che non sappiamo dove si riunisca da decenni, come trasmetta alle generazioni successive il Libro rivelato, quali siano i fondatori, i principi ispiratori, gli attuali componenti e, soprattutto, la ragione originaria per la quale un certo numero di abitanti di questo pianeta dovrebbe aver trovato la sua ragione di esistere nel soffocare le aspirazioni incantate di una comunità altrimenti abitante l’Eden dei Giusti. L’ultimo esemplare falsamente schietto ad aver agitato l’ombra spettrale delle forze malevole che volteggiano sulle sorti nefaste della città è stato il facente FINZIONI di Palazzo San Giorgio. Intervenendo in occasione della seduta del Consiglio comunale di martedì 6 giugno, per allontanare dall’uscio delle negligenze e delle insufficienze delle Amministrazioni locali, ha puntato l’indice verso il nulla, in direzione del vuoto da lui e dai suoi compari, del resto, abitualmente frequentato. Ma, in questo caso, non è solo lo spregiudicato opportunismo politico ad aver fatto aprire, a sproposito, la bocca, al sostituto pro tempore del padroncino municipale, perché quella formula rozza, “nemici di Reggio”, fuoriesce, come un riflesso condizionato dai pensieri scomposti di tanti, troppi residenti sulla riva calabrese dello Stretto. Schiaffeggiati dal vittimismo, raggirati dal complottismo da quattro soldi, sono circondati da fantasmi che tutto dispongono in questa città fino ad averla trasformata in un non luogo dove ad essere stato smarrito è, prima di tutto, l’orgoglio collettivo.

Quello stesso orgoglio che non avrebbe permesso ad alcun alibi di farsi strada per giustificare i fallimenti che non sono di qualche pessimo amministratore pubblico, ma di un’intera storia, fatta di passato, presente e futuro. C’è, forse, qualcuno, tra gli elettori che si sia mai preso la briga di andare a vedere il curriculum di consiglieri, assessori, sindaco? Fatelo, così vi renderete finalmente conto che non è certo una sorpresa siano così carenti nell’azione amministrativa. Perché è il caso di sgombrare, una volta per tutte, anche il campo degli equivoci linguistici. Quando andiamo a votare per il rinnovo del Consiglio comunale non siamo chiamati a scegliere politici, ma semplici, ordinari, individui che abbiano almeno le competenze sufficienti a portare avanti, a seconda delle circostanze, una città, un paese, un borgo: niente di più, niente di meno. Ebbene, date un’occhiata alle esperienze professionali degli occupanti dei banchi della maggioranza e poi discutiamo seriamente su chi, voi cittadini elettori, avete mandato a rappresentarvi, in ossequio a quel sistema politico chiamato democrazia, fondato sul numero di preferenze attribuite da votanti inconsapevoli o, peggio, complici. Avete contezza che quella scelta ha permesso a dilettanti privi di scrupoli di vivere sulle vostre spalle, oltre tutto, prese a bastonate, dal loro analfabetismo istituzionale? E non regge nemmeno la scusa che saremmo schiavi della partitocrazia: qui, a Reggio Calabria, di quali partiti state blaterando? Di quello in preda ad un delirio (dis)valoriale che ha umiliato la sua Storia? Di quello che si concentra tutto nelle fattezze di un individuo unico e solo? Di quello la cui leader ha dimenticato da anni la strada che conduce a Reggio Calabria? Di quello che ha espresso il candidato a sindaco del centrodestra senza nemmeno sapere chi fosse? Di quelli che, senza alcun merito e senza alcuna spiegazione, vantano (sembra una barzelletta, ma è la mesta fotografia dell’esistente) i due facenti FINZIONI di Palazzo San Giorgio e Palazzo Alvaro? O di quelli che, negli anni, non hanno lasciato traccia alcuna della loro esistenza? Allora, se proprio vogliamo impegnarci con profitto nella caccia ai “nemici di Reggio”, fissiamo con rabbia e veleno negli occhi lo specchio: distingueremo nitidamente i lineamenti di chi, trascinando indolenza, apatia e passività, ha reso questa città un luogo in cui la sola azione politica degna di tal nome è quella di accaparrarsi un biglietto di sola andata e precipitarsi al check-in della vita.

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