
Il Consiglio di Stato ha accolto l’appello proposto dagli ex amministratori di Guardavalle annullando il giudizio del Tar del Lazio con il quale era stato confermato il commissariamento del Comune dell’area jonica disposto con decreto del Presidente della Repubblica del 23 febbraio 2021.
Tornano, dunque, in sella il sindaco Giuseppe Ussia ed i consiglieri comunali eletti il 10 giugno 2018 che lamentavano “l’illegittimità del provvedimento impugnato, perché basato su una erronea e travisata ricostruzione di fatti e circostanze non veritieri o non significativi del condizionamento mafioso”. Nella sentenza viene precisato che non è contestato che “lo scioglimento del Consiglio comunale di Guardavalle abbia fatto seguito alla doverosa iniziativa istruttoria della Prefettura di Catanzaro originata da una inchiesta televisiva sulla presenza, nello spazio antistante il municipio, di una statua del santo patrono donata, dodici anni addietro, da una locale famiglia mafiosa”.
Va specificato che il provvedimento impugnato si fondava su 6 argomenti: la statua di San Agazio, gli appalti, i boschi, le concessioni demaniali, i tributi e l’abusivismo edilizio. Il Consiglio di Stato su questi punti non ha ravvisato “un quadro sufficientemente probante, sia pure nella logica del ‘più probabile che non’, del condizionamento o del collegamento mafioso, ma di una gestione non particolarmente efficiente ed efficace dell’attività amministrativa, che non può però giustificare lo scioglimento degli organi elettivi”.