
Il Natale ha portato aria di libertà all’ex presidente della Regione e sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti. Condannato a 4 anni e 7 mesi di reclusione, per abuso d’ufficio e falso, nell’ambito della vicenda Fallara (la dirigente di palazzo San Giorgio suicidatasi dopo la tempesta giudiziaria che la vedeva accusata di aver effettuato delle autoliquidazioni) connessa ai bilanci reggini, Scopelliti ha trascorso più di 3 anni e mezzo in carcere per poi essere sottoposto a misure alternative.
Dopo la condanna in primo grado, Scopelliti si dimise da governatore lasciando il timore ad Antonella Stasi. Successivamente si candidò alle elezioni europee senza centrare l’obiettivo dell’ottenimento del seggio.
I messaggi di saluto sui social dei suoi fedelissimi, esultanti per la sua piena libertà, sono stati accolti con sentimenti contrastanti dai calabresi: qualche manifestazione di vicinanza, molte critiche.
Ma ricordare Scopelliti solo per la vicenda che ne ha stroncato (finora) la carriera e per le proteste sull’attuazione di un Piano di rientro sanitario per la verità ereditato e non da lui inizialmente elaborato, corrisponderebbe a raccontare una storia incompleta: il suo percorso politico è stato caratterizzato dalla brillante elezione a sindaco e dalla successiva conferma a furor di popolo, dalla schiacciante vittoria alle elezioni regionali del 2010 su Agazio Loiero, dal ruolo di primo piano giocato nella nascita di Ncd (determinante per la vita del governo Letta). Instancabile lavoratore, per qualche anno leader indiscusso del centrodestra calabrese, Scopelliti arrivò ad essere una figura di primo piano a livello politico nazionale prima che le vicende giudiziarie incidessero pesantemente sul suo futuro e su quello di diversi esponenti della sua Giunta. Tanti gli interrogativi sulle sue attuali intenzioni politiche.