
Se di profeti del falcomatismo ne esiste uno, nella sostanza dei fatti amministrativi di Reggio Calabria, è verso Giovanni Muraca che dovrete volgere lo sguardo. Apparentemente più distante, rispetto ad altri aiutanti di campo, dalle artificiali luci della ribalta assicurate dal palcoscenico di legno fradicio allestito ormai sette anni fa dal sindaco di Reggio Calabria, in realtà il Primo Cittadino gli ha sempre riservato un trattamento da fedelissimo pio e affezionato.
Longa manus nei settori più delicati che, con costanza poco invidiabile, al suo tocco tutt’altro che magico, sono precipitati in fondo al burrone della disorganizzazione, dell’inefficienza, delle disfunzioni, dei disservizi. Già all’epoca dell’esordio, autunno 2014, al poliziotto prestato alla politica erano state affidate la deleghe alla Polizia Municipale. Responsabile politico della sicurezza e della legalità, ha lasciato che una comunità fosse presa in ostaggio dalla barbarie selvaggia di un caos del tutto fuori controllo. Reggio in preda all’anarchia è una delle fotografie più iconiche che saranno affidate al giudizio della poco onorevole storia di un decennio sciagurato. Essendo rimasto particolarmente contento del lavoro svolto in quell’ambito, il sindaco che tutti vorrebbero omaggiare si è sbilanciato e, sicuro della sua infallibilità, lo ha dirottato all’Ambiente. Per conoscere quali siano state, e siano tuttora, le condizioni di sconcia lordura cui è costretta la città, basta rivolgersi ad uno qualsiasi degli incalcolabili esemplari di roditori (comunemente noti come topi) e blattoidei (comunemente noti come scarafaggi) che hanno fatto di Reggio Calabria il loro paradiso incontaminato dall’azione dell’homo politicus. Insuccesso dopo insuccesso, mettendo assieme un fallimento dietro l’altro, il milite noto Giovanni Muraca si è guadagnato sul campo i galloni di assessore ai Lavori Pubblici. Un campo nel quale ha potuto, e può continuare anche oggi vista la meritatissima riconferma nel Falcomatà bis, realizzare la sua creativa visione strategica di città, le sue fantasiose capacità di proiezione della fisionomia che assumerà Reggio nei secoli a venire. Grandi opere come se piovessero, efficienti ed avveniristiche infrastrutture idriche prima di tutto il resto, e pazienza se si è talmente “piccoli” da non riuscire a metter su nemmeno un ponticello di qualche metro che colleghi il Parco Lineare Sud con l’area del Tempietto, ridotta a degradata bidonville nel cuore pulsante della città. Con un cursus honorum così prestigioso e fecondo di traguardi raggiunti, a chi poteva mai pensare l’amato Giuseppe Falcomatà per trasferire alla Regione il suo Verbo e la sua Dottrina, la sua Azione e la sua Prassi se non a Giovanni Muraca stesso? Allora via, di corsa ad occupare un posto nella lista del Partito Democratico, perché il Sindaco Metropolitano ha trovato chi possa rappresentarne al meglio, anche a Palazzo Campanella, il suo Pensiero e le sue Gesta. Un’opportunità imperdibile per chi, recandosi alle urne, vorrà rendere grazie, trascorso un anno dalle elezioni comunali, ad una gestione amministrativa cotanto celebrata nel mondo della fantasia ricco di stolti e povero di intelletto.