Giacché ci siete, sciogliete anche il PD di Reggio Calabria

L”onda lunga dell’abbassamento della superficie del “mare monstrum” politico ha fatto sì che ai margini dei ruscelletti più asciutti di acume, sguazzino stoltezza e disonestà subculturale, pesci di piccolissima taglia che, strisciando lungo i fondali, nuotano sempre nella stessa direzione. E’ l’habitat naturale per i pescatori di frodo che, lanciando l’amo dell’imbroglio ideologico, si compiacciono quando qualcuno, tra le specie dei creduloni, abbocca finendo nella rete degli avventurieri. Un ecosistema così fragile aiuta la sopravvivenza del Partito Democratico locale che, scappando dai detriti di una Reggio Calabria in rovina a causa del suo assalto furente alle mura dei servizi pubblici basilari e dell’opportunità di abitare un luogo toccato dalla civiltà umana, ha trovato una sponda sicura sulla riva dell’apatia nei confronti delle condizioni raccapriccianti in cui annaspa la città.

Da quella riva confortevole che sta regalando una illusione di salvezza a naufraghi codardi e di poco valore il Gruppo comunale del Partito Democratico ha chiesto “al sindaco, Giuseppe Falcomatà, di intervenire presso il Governo affinché sia intrapreso il percorso di scioglimento di Forza Nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista, così come previsto dalla XII disposizione finale e dalla Legge Scelba”. L’intervento deciso tanto atteso dal popolo è, quindi, finalmente arrivato. Solo con una iniziativa di tale radicalità ed eroismo, i prodi consiglieri PD avrebbero potuto imprimere la sterzata necessaria al timone dell’imbarcazione incagliata negli scogli del neofascismo che tremare il mondo fa. Ora sì, dopo la presentazione di una mozione così risolutiva per deviare il corso della Storia e degli eventi, che si respira un’aria nuova da Catona a Pellaro; ora sì che il reggino può finalmente menare vanto di essere tale e non vergognarsi per la classe politica più gaglioffa e politicamente analfabeta che le fondamenta di Palazzo San Giorgio e Palazzo Alvaro abbiano mai sopportato. Nella loro sfrontatezza senza limiti i rappresentanti del Partito Democratico hanno tirato fuori dal deposito che custodisce le loro armi di distrazione di massa un documento buono per fare sballare qualche rincoglionito in servizio permanente effettivo e nulla più. Sniffando la roba tagliata male dai social network, questi avanzi di ideologie decrepite pensano di essere sui colli dell’Appennino nel 1945 e, invece, si trovano nel ballatoio di casa tra poppanti che si lagnano e gattini che guaiscono. I giovani “partigiani” dei trenini da movida sono arrivati a definire la risoluzione, perfino meno utile del loro fugace passaggio nei corridoi istituzionali, una “presa di posizione netta”. Come negare, infatti, che da un angolo all’altro del globo non si fa altro che parlare del coraggio impavido dimostrato dai “Resistenti alle vongole (scadute)” nell’offrire il petto durante la dolorosa guerra civile all’intelligenza che hanno dichiarato sette anni fa? Hanno scritto nella mozione: “Ritenuti esistenti i presupposti e il grave pericolo per la democrazia atteso che tale movimento utilizza la violenza quale metodo di azione politica, riaffermiamo, fermamente, la nostra solidarietà ai soggetti destinatari della violenza dall’inquietante carica eversiva e la netta condanna senza eccezioni a quanto successo”. Nulla da eccepire, difficile ricavare una traccia più esemplare, nella forma e nel contenuto, da cui i cittadini estenuati possono prendere spunto per chieder lo scioglimento del Partito Democratico di Reggio Calabria: “Ritenuti esistenti i presupposti e il grave pericolo per la democrazia cittadina, atteso che il PD utilizza l’incompetenza quale metodo di azione politica, riaffermiamo, fermamente, la nostra tutela nei confronti dei soggetti destinatari della violenza psicologica dall’inquietante carica deprimente e la netta condanna senza eccezioni a quanto successo dall’ottobre del 2014 “. Il meno che si possa sperare per una organizzazione politica che, tra gli altri, ha coltivato i talenti unici di Giuseppe Falcomatà e Nino Castorina, poco edificanti esempi di come la vita di una comunità possa risultare irrimediabilmente compromessa da teste rubate al “Vuoto Assoluto”.

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