
Nino Zimbalatti e Facebook: un rapporto che, evidentemente, non decolla.
Troppe le contraddizioni tra il ruolo istituzionale ricoperto dal medico reggino ed il social network. Già in passato, infatti, si era lasciato andare, animato da quell’adolescenziale entusiasmo che porta molti utenti a scattare fotografie mentre si trovano in mezzo alla strada. E cosa buona e giusta sarebbe stata se lo avesse fatto lungo una delle tante vie di Reggio Calabria che, in questi anni, sono state sacrificate sull’altare del degrado, ma il Nostro si lasciò andare nella Capitale, pochissimi giorni dopo l’insediamento di Virginia Raggi nell’incarico di sindaco di Roma e, in via del Tritone, pensò bene di immortalare un cestino traboccante rifiuti. Naturalmente non si fece sfuggire l’occasione e pubblicò l’immagine accompagnandola da parole ostili nei confronti della neo Prima Cittadina. Peccato, peccato davvero che, all’epoca, il buon “Zimba” ricopriva la carica, nel Dream Team di Giuseppe Falcomatà, di assessore all’Ambiente e non sembra qui il caso di maramaldeggiare approfittando dell’immondezzaio che regnava allora, e regna tuttora, pacificamente sovrano da Catona a Pellaro. Tralasciando gli assai poco protocollari comportamenti social da tifoso e che rappresentano una costante imbarazzante per chiunque tranne che per lui, Zimbalatti domenica sera ha voluto superarsi ed è entrato in scivolata sulle norme più elementari riconosciute ad ogni latitudine del mondo civile. Nel frattempo spostato nel’altrettanto delicato assessorato alla Polizia Municipale e Sicurezza Urbana (sigh), il prestigioso membro dell’Esecutivo Falcomatà, evidentemente ubriaco di sguaiata felicità per il punto conquistato dalla Reggina a Monopoli, ha ritenuto naturale commentare l’esito della gara con un inequivocabile “Ffundamu e zinghiri”.Una ricercatezza dello stile ed una nobile eleganza zampillanti da ogni singola sillaba, raffinatezza da vendere. Un sincero Democratico, con una lunga storia nella sinistra reggina, è finito a terra rovinosamente sul campo da gioco dei valori umani: quello decisivo per stabilire se una persona è degna, o meno, di essere considerata tale. Come se non bastasse, ad aggravare la sua già indifendibile posizione, ci si è messo il calendario: gli insulti sono stati resi di pubblico dominio proprio nella “Giornata della Memoria”, proprio poche ore dopo che il Capo della Giunta di cui “Zimba” fa parte aveva speso, complice l’idea di ammantare con un drappo rosso la statua della Dea Athena all’Arena “Ciccio Franco”, parole intrise di commossa partecipazione per le immani tragedie degli Olocausti, vecchi e nuovi. Serietà personale e rispetto delle istituzioni, non scontati purtroppo in questo caso, a questo punto impongono al Primo Cittadino l’immediata rimozione dell’assessore Zimbalatti: se così non fosse un banalissimo sussulto di dignità dovrebbe indurre il maturo professionista reggino a salutare la compagnia per andare a studiare il genocidio degli “zingari”, perseguitati dai regimi che, con l’Olocausto, insudiciarono il mondo.
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