Osservando le modalità di gestione della comunicazione da parte di un personaggio pubblico o di un’istituzione è possibile comprendere, fin nel dettaglio, la considerazione ed il rispetto che essi mostrano nei confronti della platea degli interlocutori. Molti sanno ormai come cavalcarla e padroneggiarla, altri dimostrano, tuttora, difficoltà, di natura culturale e caratteriale. Un caso a parte è quello che riguarda il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Si parta da un assunto: un esponente politico, a maggior ragione se rappresentante di un’intera comunità e non solo di una sparuta fazione, è obbligato, anche suo malgrado, a sopportare critiche e contestazioni e non può, in alcun modo, limitarsi a a compiacersi delle lusinghe (invero assai rare) ed a specchiarsi in mirabolanti tagli di nastri (e di capelli). Nonostante questa sia una regola aurea, il Primo Cittadino, a testimonianza ulteriore della sua impreparazione caratteriale a calarsi in un ruolo che non gli appartiene, quello di saggia ed autorevole guida di un popolo, utilizza in modo scellerato la sua pagina pubblica su Facebook. Si badi bene: non quella del suo profilo personale, ma la pagina che lui utilizza per informare, direttamente e senza filtri, la cittadinanza. Quella stessa pagina da cui affiorano anche momenti di vita privata, tesi alla costruzione di un personaggio desideroso di condividere anche attimi di intimità familiare, ma refrattario ad essere il terminale della disapprovazione, individuale e collettiva. Un comportamento grave e schizofrenico che porta Falcomatà a rendersi autore di gesti ineleganti e attestanti una incorreggibile maleducazione istituzionale. L’abitudine, ormai consolidata, di bloccare i commenti degli utenti che gli rimproverano disattenzioni ed incompetenza, è concessa ad una Anna Rita Leonardi qualsiasi, non ad un Sindaco Metropolitano. Questi, infatti, se solo fosse all’altezza della funzione attribuitagli e della fascia tricolore che indossa, dovrebbe accogliere con cura le opinioni negative e trasformarle in suggerimenti in grado di metterlo davvero in sintonia con il sentire comune. Il “club dei bloccati”, invece, è ormai talmente affollato da prevedere solo posti in piedi. Una serie ininterrotta di clic censori che, se a rendersene artefice è un Primo Cittadino, non è qualcosa da derubricare a banale disabilitazione dei commenti. E’, da valutare, piuttosto, come una condotta preoccupante e pericolosa. Una qualunque persona qualunque residente a Reggio Calabria e provincia, infatti, come potrebbe mai sperare che il Sindaco Metropolitano riuscirà a risolvere uno dei mille, e più, problemi, che turbano la serena convivenza civile, se non è nelle condizioni, nemmeno virtualmente, di confrontarsi con la cittadinanza? E quand’anche fosse un’alluvione di insulti, Falcomatà ha, in capo alle sue responsabilità, l’onere di sostenerne il peso. Non avere spalle sufficientemente attrezzate per reggerne il fardello offre su un piatto d’argento, all’ampia platea di insoddisfatti per il suo stucchevole operato, un argomento di ulteriore biasimo. Chi si dice Democratico, a maggior ragione, non è nelle condizioni di condannare ed epurare. E’ il massimo rappresentante della città ad essere seduto davanti all’informale Tribunale dell’opinione pubblica, non il contrario.
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2 Commenti
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Un comportamento schizofrenico addirittura…mah! Comunque penso che ognuno gestisce le proprie pagine come meglio crede,personaggio pubblico o privata che sia…non sta a noi giudicare!!!
Condivido l’osservazione sulla scelta di un termine che pare eccessivo; per quel che concerne l’operato ed il modo di interagire con i cittadini che rappresenta invece, sta proprio a noi (o meglio, ai cittadini) giudicarlo; bisogna scindere l’aspetto privato (dove è sacrosanto gestire le proprie pagine come meglio si crede), da quello pubblico e di rappresentante di altre persone. Finché dura un mandato di rappresentanza democratica, io credo che il secondo dovrebbe avrebbe prevalenza sul primo.
Un saluto