Fabrizia, Codacons e Comitato avanzano sospetti di “discriminazione territoriale”

“La Banca è presente sul territorio da oltre 100 anni ed oltre al servizio alla collettività ha creato, sicuramente, un indotto economico continuo e sempre crescente per le attività del paese grazie ai correntisti clienti della banca di paesi limitrofi come Mongiana, Nardodipace, Serra San Bruno, Brognaturo, Spadola e Simbario”. Il Codacons ed il Comitato cittadino fanno squadra e si schierano contro la chiusura della Bper, sottolineando le conseguenze della decisione per il territorio.

“È opportuno premettere – sostengono in un documento congiunto le due compagini – che Fabrizia si trova in una posizione geografica estremamente delicata, il territorio di riferimento, infatti, è facilmente soggetto a fenomeni di isolamento dovuti non solo alla particolare conformazione geomorfologica ma anche alla mancanza di infrastrutture viarie e alla totale assenza di collegamenti con mezzi pubblici al capoluogo di provincia. La Città di Vibo Valentia – precisano al fine di contestualizzare la questione – dista da Fabrizia circa 90 Km, le “strade” (leggasi: mulattiere di epoca borbonica, caratterizzate da infinite curve a stretto raggio) di collegamento sono insufficienti, prive di presidi di sicurezza e totalmente inadeguate ad un elevato traffico veicolare. Se si pensa che, un abitante del Comprensorio impiega circa due ore per raggiungere il Capoluogo, ci si rende immediatamente conto come la soppressione dell’unico sportello Bancario rappresenti un’intollerabile violazione dei basilari diritti dei cittadini”.
Scendendo nello specifico ed analizzando gli effetti concreti per la popolazione, il responsabile del Codacons per la zona delle Serre Antonio Carnovale ed il Comitato civico rappresentato da Sistina Tassone, Domenico Demasi, Carmine Cirillo e Brunella Cirillo rilevano che “l’indiscriminato accentramento dei servizi e delle attività nella città di Vibo Valentia non farebbe altro che annullare tutti i più elementari diritti ad oggi acquisiti dal cittadino del comprensorio che, comunque, è soggetto alla medesima pressione fiscale di ogni altro cittadino italiano”.
A loro avviso, “risultano allo stato incomprensibili i criteri utilizzati per decretare la soppressione di un così importante servizio che, ancorchè facente parte di un comparto privatistico, rappresenta comunque un servizio di rilevanza pubblica”. Emerge, infine, un sospetto: “i motivi non possono essere certo economici, giacchè il Gruppo Bper gode di ottima salute, tanto da essere ‘corteggiato’ dall’attuale Governo per farlo diventare il terzo polo bancario dopo l’acquisizione delle Banche Venete. I motivi potrebbero rinvenirsi in una sorta di discriminazione territoriale? Speriamo di no, ma tutto lo farebbe pensare”. Pertanto, “la scelta di chiudere la sede bancaria è ingiustificata e derivante da un’analisi superficiale e dalla mancata conoscenza del territorio”.

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