
“Sono disgustato per quanto avvenuto in merito alla questione Lsu/Lpu. Negli occhi dei lavoratori si legge dunque uno stato di totale sconforto. Questa situazione non può più essere sostenuta nelle medesime condizioni. Deve sortire gli effetti di dignità che ogni buon amministratore e governante deve produrre nei loro riguardi”. Il sindaco di Capistrano Marco Martino si schiera con “padri e madri di famiglia che da anni prestano il loro servizio con sacrificio e abnegazione, soggetti senza i quali i Comuni che presentano una carenza cospicua di organico avrebbero dovuto chiudere completamente ogni tipo di servizio”. Martino si riferisce ai “servizi essenziali che riguardano le quotidiane attività di igiene e manutenzione del territorio, servizi senza i quali i Comuni non avrebbero motivo di esistere”.
Secondo il sindaco, “è opportuno infatti offrire le giuste risposte dando loro un percorso definitivo che possa ricambiare l’impegno profuso in tutti questi anni al servizio del territorio” e “occorre valutare con attenzione le tante millantate promesse fatte dai Governi succeduti che nulla hanno prodotto se non un costante deterioramento della loro posizione occupazionale”. “Lo spiraglio che si era intravisto da qualche anno nei loro riguardi – aggiunge – sembra convergere su una direttiva senza uscita. Una posizione spregevole che porterebbe lavoratori non ad un incremento delle ore o ad un aumento di qualifica bensì ad una riduzione dell’orario settimanale con conseguente diminuzione di importanti somme retributive all’interno del loro cedolino di paga. Pertanto non è più possibile proclamare o sperare nell’ennesima proroga che senza alcun rispetto di legge viene emanata dal Governo a poche ore dalla scadenza del loro contratto”. “La beffa – rileva – è servita ai dipendenti Lpu che non solo sono stati esclusi dall’offerta economica governativa ma su essi pende un futuro altrettanto incerto che potrebbe portare gli stessi il prossimo 31 maggio 2021 ad un licenziamento bello e buono. Credo che gli amministratori ed in particolare i sindaci, quali rappresentanti legali di un’azienda pubblica, non possono sottacere quanto sta accadendo. È necessario infatti una presa di coscienza che oggi più che mai deve sortire i giusti effetti. Lo stato di agitazione che deve essere immediato e proficuo al fine di lottare per i giusti diritti dei buoni lavoratori. Sarà forse la battaglia dei poveri o per meglio dire sarà la battaglia dei numeri minimizzati. Ma in qualità di padre di quell’azienda pubblica che grazie ad essi è resa funzionale, dichiaro sin da subito uno stato di protesta che proseguirà con successive manifestazioni pubbliche dinnanzi ai luoghi istituzionali opportuni. Sarò dunque al fianco di essi in questa importante battaglia come fossi un loro collega. Combatterò con tutte le forze e nei termini di legge consentiti affinché quel volto turbato e frustrato che in queste ore sta presentandosi all’interno di ognuno di loro possa caricarsi del supporto e sostegno di un amministratore che ama garantire la difesa e la tutela dei suoi dipendenti. Sarà una battaglia e una presa di coscienza alla quale spero di trovare il supporto dei numerosi parlamentari, dei sindacati e delle istituzioni tutte. Chiederemo inoltre con forza l’attenzione a sua eccellenza il prefetto di Vibo Valencia affinché possa intercedere insieme al resto delle Prefetture interessate con gli opportuni organismi ministeriali per porre rimedio ad una condizione di assoluta negligenza. Condurremo una battaglia di principio e non di disordine all’insegna del rispetto di tante persone che dopo tanti anni si vedono buttati via i valori che chi governa dovrebbe costantemente garantire ad essi. Spero inoltre che alla protesta si uniranno i tantissimi dipendenti e gli amministratori che oggi vivono la medesima condizione. Non si tratta di una battaglia strumentale ma di rispetto verso chi ci rispetta e verso chi ha preferito scegliere la via maestra dell’utilità pubblica. E noi sindaci – conclude – che rappresentiamo le massime autorità all’interno dei nostri Comuni abbiamo il sacrosanto diritto di essere in prima fila in una battaglia che chiamerei di dignità”.