
Molto più che un’ipotesi, un po’ meno che una certezza. Ma il ronzare nelle stanze dei partiti del centrosinistra, del Movimento 5 Stelle e delle compagini civiche del nome di Pippo Callipo si fa sempre più insistente. E credibile.
L’identikit dell’imprenditore del tonno risponde ai requisiti richiesti: rappresenta la discontinuità, fa parte della società civile, non ha sul groppone un passato politico tale da inquinarne l’attendibilità. Soprattutto può rappresentare la risposta perfetta per il Pd che non si riconosce nel governatore uscente Mario Oliverio, ma anche per il raggruppamento pentastellato che vuole una persona fuori dagli schemi. Sulla sua figura può essere trovata una sintesi, comunque oggi difficile, fra la strana coppia che si è ritrovata al Governo sotto il sole agostano.
Dunque, Callipo sta bene ad un Pd che ormai ha rotto con Oliverio ed i suoi fedelissimi: inserendo la mano nel cilindro delle possibili opzioni la compagine zingarettiana non trova granché, perché in quel campo non è rimasto molto. Ed anche ai grillini non dispiace l’idea di un candidato che quantomeno può giocarsi la partita e che consente di non tirarsi dietro coloro che sono ritenuti i principali responsabili del fallimento.
Callipo può infatti rivitalizzare gli sfiduciati: già nell’esperienza di dieci anni fa, in pratica da solo e contro la squadra di uno Scopelliti allora con il vento in poppa, dimostrò di poter coagulare consenso. Altri tempi ed altre situazioni: nel 2019 (o 2020), con focolai di protesta divenuti autentici incendi e con un centrodestra impantanato in dubbi e contrasti interni, può essere una carta vincente.
A patto che non sia indebolito da vecchie logiche di sopravvivenza e dall’azione spesso sproporzionata di nuovi rampanti.